Cig, mutui, sgravi fiscali, affitti e scuola: le misure del decreto Ristori.
Il decreto Ristori sta per giungere al termine del suo iter: dopo l’approvazione in Senato, ora manca solo il voto alla Camera che dovrebbe concretizzarsi nei prossimi dieci giorni. Una misura che ha inglobato i precedenti decreti ristori autunnali e dal valore di 19 miliardi nel 2020 e circa 8 nel 2021 a copertura di una serie di interventi.
Sul fronte del lavoro, i contributi statali relativi all’emergenza covid rivolti a esercenti, professionisti e lavoratori autonomi saranno detassati e dunque non parteciperanno alla base del reddito imponibile. Per l’anno prossimo inoltre, il governo ha deciso che i contratti di apprendistato di primo livello sono soggetti a uno sgravio dei contributi pari al 100% nel primo triennio del contratto. Una misura che finalmente guarda al mondo dell’offerta di lavoro ma limitata a quelle realtà con meno di nove dipendenti. È stato inoltre disposto che tutti i lavoratori in cig, i professionisti e gli autonomi, abbiano facoltà di accedere al Fondo Gasparrini al fine di ottenere la sospensione del pagamento delle rate dei mutui sulla prima casa. Una misura valida per tutto il 2021.
Tra le altre misure presenti nel decreto Ristori è presente il rimborso del 50% sul taglio degli affitti nei Comuni ad “alta tensione abitativa” fino a un tetto massimo di 1200 euro all’anno e la possibilità per Comuni e Regioni di realizzare convenzioni con servizi di trasporto quali bus privati per aumentare la capacità di trasporto locale al fine di gestire in maniera più efficiente il ritorno dei ragazzi a scuola previsto per gennaio. Infine la sospensione della Tosap e della Cosap è stata prorogata fino a fine marzo.
Misure necessarie, ma non risolutive. In attesa dell’arrivo dei contributi europei, diventa sempre più urgente una riflessione generale su come rimettere il Paese nelle condizioni di riprendersi: un progetto che guardi al lungo periodo e che si fondi sui alcuni fatti imprescindibili, come la perdita di reddito subita da buona parte degli italiani nell’ultimo anno. Dopo il certificato fallimento del reddito di cittadinanza riconosciuto anche da uno dei suoi sostenitori, Luigi di Maio, gli ultimi dati aggregati sono tutt’altro che confortanti. Secondo l’Eurostat, infatti, tra il 2019 e il 2020 l’Italia ha subito un duro colpo sul fronte della perdita di reddito. Un calo che si è attestato attorno al 9% per coloro che si collocano nella fascia bassa, ma che riguarda anche coloro che hanno un reddito medio: la riduzione di reddito per questi ultimi si aggira attorno a una media del 7%, a testimonianza della necessità di azioni più mirate.
Simone Fausti