Milano, il Natale amaro della ristorazione: con il nuovo stop, disdette e cibo da buttare.
Il decreto legge per disciplinare le festività natalizie obbliga bar e ristoranti all’ennesima chiusura e manda in fumo le uniche speranze di risollevare le attività.
Nemmeno il tempo di tirare un sospiro di sollievo per la possibilità di tornare ad accogliere i clienti comodamente seduti al tavolo per la consumazione, che è arrivato, come un fulmine a ciel sereno, il nuovo stop, proprio nei giorni in cui gli incassi avrebbero consentito una boccata d’ossigeno alle attività di ristorazione dopo il lungo periodo di sacrifici.
Il decreto legge varato dal Governo per disciplinare le festività natalizie, obbliga nuovamente bar e ristoranti a chiudere le serrande nel periodo che va dal 24 dicembre al 6 gennaio, e ha tutto il sapore della beffa. Dieci giorni di zona rossa – prefestivi e festivi – e il resto del periodo in zona arancione, ma per i ristoratori poco cambia, ad eccezione del servizio d’asporto e delle consegne a domicilio, sarà comunque l’ennesimo blocco delle attività che rischierà di danneggiarle definitivamente.
Il passaggio in zona gialla, giusto la scorsa domenica, aveva fatto ben sperare i gestori di bar e ristoranti, che avevano riposto le loro speranze in modo particolare proprio nei giorni in cui si concentrano le festività natalizie. Da imprenditori, avevano ricominciato a programmare l’attività, si erano dati da fare per organizzare gli ordini delle materie prime e raccogliere le prenotazioni per i pranzi di Natale e Capodanno.
Tutta la macchina organizzativa ha richiesto tempo e risorse per rimettersi in funzione, dalla gestione del personale fino agli investimenti per acquistare le derrate alimentari necessarie per preparare i tradizionali menu delle feste, con tanto di materie prime particolarmente ricercate e costose. Tutto da buttare. Perché se è pur vero che le consegne a domicilio sono consentite, certamente non è questa la modalità privilegiata per i pranzi natalizi.
Danni ancora tutti da quantificare, ma Coldiretti stima perdite intorno ai 250 milioni di euro per il settore, dovute al mancato pranzo di Natale fuori dalle proprie mura domestiche che coinvolgerebbe circa 5 milioni di italiani. L’Ufficio studi di Fipe-Confcommercio ha riportato il recente rapporto Istat che mette in evidenza una maggiore contrazione dei fatturati delle imprese della ristorazione proprio nel periodo invernale, con oltre il 34% di aziende che si aspettano di vederli dimezzati tra dicembre e febbraio e un gestore su dieci che ha già messo in conto di non incassare nulla.
Una situazione di continua incertezza che impedisce ai ristoratori di fare programmi e investimenti per il futuro e che, soprattutto, continua a penalizzare un settore già duramente messo alla prova, nonostante tutti gli sforzi e le risorse impiegate nei mesi scorsi per adeguarsi ai protocolli e garantire la massima sicurezza all’interno dei locali. La serrata di Natale rischia così di essere solo l’antipasto del futuro di molte attività di ristorazione.
Micol Mulè