UE: altre 300 milioni di dosi del vaccino Pfizer ma la situazione in Italia peggiora
La Commissione Europea si è assicurata altre 300 milioni di dosi del vaccino Pfizer/BioNTech. Nel frattempo in Italia tornano a preoccupare i dati sul covid.
Dall’Europa arrivano notizie positive. Ieri è stato annunciata l’estensione dell’accordo tra Commissione Europea e Pfizer. In questo modo la Commissione sarà in grado di ordinare altre 300 milioni di dosi del vaccino BioNTech. Di queste, 75 milioni arriveranno entro il secondo trimestre del 2021, le restanti entro la fine dell’anno. La presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, ha sottolineato che i Paesi europei ora hanno accesso a 600 milioni di dosi del vaccino Pfizer e ciò permetterà di incrementare la capacità di vaccinazione. La presidente ha anche ribadito che la priorità rimangono gli over 65.
Von der Leyen inoltre ha sottolineato che oltre al vaccino di BioNTech, la Commissione ha concesso l’autorizzazione anche al vaccino di Moderna permettendo così la vaccinazione di 380 milioni di persone, più dell’80% della popolazione europea. In generale, qualora tutti i vaccini che hanno concluso un accordo con l’UE dovessero ottenere l’autorizzazione, l’Unione Europea si ritroverebbe con 2,3 miliardi di dosi.
Ciononostante il livello di allerta rimane alto. Dopo un Natale “maculato”, con giorni gialli, arancioni e rossi, l’Italia si prepara al weekend arancione del 9 e 10 gennaio e guarda con preoccupazione alle settimane a venire. Il direttore dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma, Giuseppe Ippolito, intervenendo a Rai 3, ha affermato che è stato osservato “un picchetto” tra il 30 dicembre e il 2 gennaio, “con un aumento del 30% del numero di positivi”, probabilmente dovuto alla “grande riapertura e forse a qualche stravizio natalizio”.
Il dato che preoccupa di più è l’aumento del numero di regioni che hanno superato la soglia di allarme in termini di posti occupati da pazienti covid in terapia intensiva: ben nove regioni infatti hanno superato la soglia del 30% fra cui Lombardia (38%), Piemonte (31%), Emilia Romagna (31%), Friuli Venezia Giulia (35%), Lazio (32%), Puglia (33%), Veneto (37%) e le province autonome di Bolzano (35%) e Trento (50%).
Anche l’Istituto Superiore di Sanità è intervenuto per rimarcare la precarietà della situazione attuale. Secondo quanto rilevato da uno studio basato sui dati della prima ondata dell’epidemia, dei ricercatori di Fondazione Bruno Kessler (FBK), Istituto Superiore di Sanità (ISS) e Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro (INAIL), allentare le restrizioni quando l’incidenza delle infezioni da Sars-CoV-2 è ancora alta può portare ad un rapido nuovo picco dei casi, e quindi dei ricoveri, anche se l’Rt è inferiore ad 1.
L’analisi della situazione ha portato il ministro della Salute, Roberto Speranza, a firmare una nuova ordinanza che sarà in vigore da domenica 10 gennaio e prevede l’istituzione della zona arancione per Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Sicilia e Calabria.
Simone Fausti