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    #Ioapro1501: la protesta dei ristoratori “ribelli”

    #Ioapro1501 è la protesta dei ristoratori “ribelli” che da giorni corre veloce sul web.

    Oggi diversi ristoranti e bar in tutta Italia apriranno le porte dei propri locali permettendo ai clienti di sedersi, contravvenendo quindi alle disposizioni del DPCM. Questa decisione forte spacca i ristoratori e la clientela. Molte persone dichiarano di essere intenzionate ad andare nei locali che troveranno aperti, a sostegno di una categoria ormai allo stremo; altre invece, pur capendo la situazione difficile dei ristoratori, credono che questa protesta non rappresenti la strada giusta per risolvere il grave problema economico della categoria.

     

    Anche i ristoratori sono spaccati. Alcuni parteciperanno all’iniziativa perché ritengono che la situazione sia ormai insostenibile, tanto da essere spinti a contravvenire alle disposizioni di legge per poter tirare avanti. Molti altri invece non ritengono che sia il modo giusto per affrontare la situazione, tra loro Giuseppe Di Terlizzi, titolare della Trattoria Il Cormorano, locale nella vivace zona Isola di Milano, che afferma:

     

    La categoria dei ristoratori è sicuramente una delle maggiormente colpite dalla crisi derivante dalla pandemia da Covid19. Da quasi un anno siamo costretti a pianificare il nostro lavoro da un giorno con l’altro e restiamo in attesa di ristori promessi, ma lenti nell’arrivare. Le spese restano e le preoccupazioni aumentano giorno dopo giorno, soprattutto di fronte a dati epidemiologici tutt’altro che confortanti. Dopo un periodo di chiusura durante il primo lockdown, abbiamo deciso di riadattare la nostra cucina al servizio di asporto e delivery. Questa nuova modalità di lavoro ci permette di mantenere il contatto con la nostra clientela e di sopravvivere.

    Noi non parteciperemo alla protesta #Ioapro1501 perché non vogliamo mettere in difficoltà i nostri clienti, che incorrerebbero in sanzioni che non avrebbero modo di poter contestare con motivazioni valide. Soprattutto non riteniamo che sia il modo giusto per far sentire la nostra voce.

    Per migliorare le cose ci vorrebbe un intervento più deciso della nostra associazione di categoria. I dati infatti dimostrano che la chiusura dei locali non ha ridotto la curva, ergo il problema non sono i locali aperti, a patto che ovviamente vengano rispettate le norme di distanziamento e la sanificazione dei locali. Andrebbero bloccati gli affitti e le utenze fisse. I ristori poi dovrebbero essere immediati.”

     

     

    Alessia Garibaldi

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