Un articolo di Openpolis svela una delle conseguenze più drammatiche della pandemia: il congelamento dei servizi di assistenza alla salute mentale in Europa.
Con lo scoppio della pandemia, tutti hanno cercato di adeguarsi alla presenza del covid, sia a livello individuale che a livello collettivo e istituzionale, potenziando le terapie intensive, chiudendo le scuole e gli uffici ed emanando decreti Ristori. Ognuno ha fatto quel che poteva ma c’è una categoria che è stata particolarmente colpita perché non in grado di assistere a sé stessa: coloro che necessitano di assistenza psicologica e psichiatrica.
Secondo un recente articolo di Civio ripreso da Openpolis, realtà italiana che fa parte dell’European data journalism network, a causa del Covid i servizi di salute mentale in Europa hanno subito una sostanziale interruzione. Molti di questi servizi di psichiatria, circa il 75%, è stato erogato per via telematica ma ciò non ha risolto una questione così delicata come l’assistenza per coloro che hanno problemi di salute mentale.
Gli ultimi dati Eurostat, risalenti al 2018, evidenziano come l’Italia abbia circa 17,08 psichiatri ogni 100mila abitanti contro i 27,5 per 100mila della Germania e i 25,79 per 100mila della Grecia. A ciò si aggiunge la difficoltà per le fasce di età più avanzate nel ricorrere ad un pc con connessione internet in maniera autonoma e dunque di poter essere effettivamente oggetto di assistenza tramite telemedicina, oltre al fatto che secondo uno studio del 2015 dell’Osservatorio globale dell’Oms per l’assistenza online, in Italia fino a qualche anno non esistevano programmi di tele psichiatria a livello nazionale.
Certo, la pandemia e le norme anti-contagio hanno accelerato alcuni processi. A fine agosto Regione Lombardia ha annunciato l’avvio di Telemachus, un sistema integrato di telemedicina basato su un’app e un braccialetto smart, per monitorare le condizioni di salute dei pazienti Covid a distanza. Tale strumento consente di curare i pazienti a distanza attraverso un’interazione diretta con i medici di base all’interno di un modello organizzativo hub-and-spoke, in cui l’autorità sanitaria (hub) coordina le attività dei medici di base in relazione a un protocollo di sicurezza sanitaria approvato. È inoltre possibile monitorare le condizioni di salute di medici e operatori sanitari all’interno di strutture ospedaliere, una funzione di estrema importanza per isolare casi di infezione e ricostruire la catena del contagio. L’obiettivo all’epoca era quello di studiare le dinamiche del virus durante i mesi invernali. In questo caso dunque l’integrazione di tecnologie derivanti da diversi ambiti ha consentito di sviluppare un sistema innovativo, anche se, prevedibilmente, la maggior parte delle innovazioni sanitarie hanno riguardato la gestione della pandemia. Tuttavia il diffondersi del covid non ha reso meno urgente l’assistenza ai malati di mente.
Openpolis sottolinea il fatto che oltre alla difficoltà nell’erogare i servizi di salute mentale durante la pandemia, parallelamente, sono calate drasticamente le domande di assistenza da coloro che soffrono di problemi psichici, anche se ciò non significa che più persone sono guarite. E questo nonostante la comunità medica abbia più volte messo in guardia anche la popolazione che non soffre di tale problemi ma che rischia di avere conseguenze su questo versante a causa degli effetti prolungati del confinamento in casa e della mancanza di contatto sociale.
Simone Fausti