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    Governo Draghi: le priorità da cui partire

    Governo Draghi: le priorità da cui partire

    In caso le consultazioni diano esito positivo, il governo Draghi avrà molte priorità nella sua agenda, tra cui cosa fare col blocco dei licenziamenti, col Recovery Plan, con i ristoranti e come stimolare la ripresa dei consumi.

    Mentre continuano le consultazioni per la formazione del governo Draghi, si delineano anche le priorità dell’eventuale nuovo esecutivo. Uno degli argomenti più delicati sarà la gestione del blocco dei licenziamenti, attualmente in scadenza a fine marzo. La situazione è tesa: da una parte gli ultimi dati Istat sul mondo del lavoro hanno evidenziato l’inadeguatezza delle misure adottate finora con centinaia di migliaia di posti di lavoro persi nel 2020. Dall’altra parte le imprese invocano a gran voce la possibilità di respirare aria nuova per poter far ripartire il business.

    In un’intervista alla Stampa, la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, ha salutato positivamente l’intenzione di Mario Draghi di volersi confrontare con tutte le parti sociali, sottolineando la necessità di “un nuovo patto sociale”, necessario per la ripartenza del Paese ma ribadendo il suo no al termine del blocco dei licenziamenti.

    L’altro grande tema è quello del Recovery Plan: fondamentale una sforbiciata alla quantità di progetti presenti nella prima bozza e la definizione di un chiaro cronoprogramma da presentare a Bruxelles in merito alle modalità con cui si vogliono implementare i piani. Tuttavia il governo Draghi dovrà lavorare anche sul piano narrativo. Finora infatti sembra che tutte le energie della classe politica siano state principalmente rivolte ai 209 miliardi europei, i quali tuttavia non arriveranno prima di qualche mese. Eppure l’emergenza è adesso e la recente entrata in zona gialla di alcune regioni non ha particolarmente migliorato la situazione.

    Secondo un’indagine nazionale di Tutela Nazionale Imprese – Ristoranti Toscana, nei primi quattro giorni dall’entrata in zona gialla alcune regioni hanno conosciuto un calo degli incassi pari all’80% rispetto allo stesso periodo del 2019. In generale, in tutta la Penisola la richiesta è abbastanza unanime: aprire i locali anche per la cena. Con il progredire delle vaccinazioni, lavorare anche la sera sarebbe l’unico modo per far fronte al calo drammatico degli incassi. Un’opzione attualmente al vaglio del Comitato tecnico scientifico, anche se le autorità sanitarie avvertono che dovranno essere seguite precise regole di distanziamento dentro i ristoranti per evitare assembramenti.

    In generale, aldilà del comparto ristorazione, l’emergenza prosegue per la maggior parte dei settori. Lo confermano i dati finali sulle vendite al dettaglio nel 2020: -5,4% su base annua. Il peggior calo degli ultimi 10 anni. Il colpo più duro lo ha incassato il settore vendite non alimentari che ha raggiunto il picco negativo del -12,2%. Motivo per cui Federdistribuzione chiede un piano di incentivi per rilanciare i consumi i quali hanno continuato a soffrire anche durante le prime settimane del 2021.

    Secondo Carlo Alberto Buttarelli, direttore relazioni con la filiera e ufficio studi di Federdistribuzione, “continuano a incidere negativamente le chiusure dei centri commerciali nei fine settimana una misura che appare sempre più incomprensibile alla luce della quasi totalità delle regioni italiane in zona gialla e che comporta gravi ripercussioni su molte categorie merceologiche del non alimentare. A farne le spese sono soprattutto le grandi superfici con gli ipermercati che registrano una flessione annua del -2,7% mentre il commercio elettronico prosegue la sua corsa, chiudendo l`anno con un incremento del +34,6%”.

    Simone Fausti

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