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    Draghi: dalle parole ai fatti

    Il governo Draghi ha ottenuto la fiducia alle Camere, con qualche malessere tra i cinque stelle e la Lega: attesa per oggi la decisione sulle eventuali nuove zone arancioni. Nel frattempo all’estero il nuovo esecutivo suscita preoccupazione per i giusti motivi.

     

    Questa settimana il governo Draghi ha ottenuto la fiducia in Parlamento trovando facilmente i numeri necessari ma creando tuttavia dei problemi in alcune forze della maggioranza. Tra i cinque stelle infatti, 15 senatori hanno votato no, in aperto conflitto non solo con il nuovo governo ma anche con la dirigenza grillina che per questo ha deciso di espellerli dal partito.

    L’annuncio è arrivato ieri tramite un post facebook di Vito Crimi nel quale si affermava che “I 15 senatori che hanno votato no sono venuti meno all’impegno del portavoce del MoVimento che deve rispettare le indicazioni di voto provenienti dagli iscritti”. Per questa ragione i dissidenti “si collocano, nei fatti, all’opposizione”: da qui la necessità dell’allontanamento. Sul fronte del centrodestra invece l’eurodeputato della Lega Vincenzo Sofo, ha annunciato l’abbandono al partito dal momento che “la fiducia al governo Draghi per la Lega rappresenta una svolta netta rispetto al progetto politico al quale ho lavorato da quando Matteo Salvini è diventato segretario federale”.

    Draghi in ogni caso può ritenersi soddisfatto dal momento che il suo discorso programmatico ha trovato un plauso lungo la maggioranza dell’arco parlamentare, con il premier che ha ricambiato ringraziando i senatori “per la stima che avete dimostrato” ma ricordando che “anche questa dovrà essere giustificata e validata nei fatti dall’azione di governo da me presieduto”. Ecco allora che, passando dalle parole ai fatti, si attende la decisione dell’esecutivo in merito alla possibilità che alcune regioni passino dalla zona gialla a quella arancione.

    Una decisione che avrebbe pesanti ricadute dal momento che, secondo quanto emerge da un’analisi di Coldiretti, nelle nuove potenziali zone arancioni rientrerebbe oltre la metà del Pil nazionale. Stiamo parlando infatti di alcune delle regioni più produttive come Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia per quanto riguarda il nord ed Emilia Romagna, Lazio e Marche per il centro. Secondo l’associazione nazionale dei coltivatori infatti, la chiusura di bar, ristoranti, pizzerie, agriturismi avrebbe pesanti ricadute su tutta la filiera agroalimentare a causa della disdetta di ordini.

    Oltre ai problemi di immediata urgenza, negli ultimi giorni sono emerse anche alcune voci scettiche sulla capacità di intervento del governo Draghi. In un’intervista alla Stampa, il filosofo Massimo Cacciari si è detto convinto che Draghi riuscirà a gestire in maniera efficiente la lotta alla pandemia, ma allo stesso tempo non riuscirà a realizzare le riforme tanto agognate. Cacciari infatti è preoccupato per l’eterogeneità della maggioranza: “Come li metti d’accordo Forza Italia e Cinque Stelle sulla riforma della giustizia?”.

    All’estero invece comincia a sorgere qualche preoccupazione ma per motivi tutt’altro che preoccupanti, perlomeno dal punto di vista italiano. Il quotidiano spagnolo El Mundo ha sottolineato il fatto che se Draghi realizzerà il suo ambizioso programma di rilancio dell’Italia come potenza economica, “la capacità dell’Italia di attrarre investimenti si moltiplicherà a scapito di altri vicini meridionali come la Spagna”. Da qui il suggerimento del quotidiano spagnolo al premier iberico Pedro Sanchez di percorrere la medesima strada di riforme annunciata da Draghi al fine di evitare di “perdere terreno nella corsa che si aprirà nell’eurozona per attirare investimenti internazionali”.

     

    Simone Fuasti

     

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