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    Post Covid. ll mondo del lavoro abbandona le donne. Le donne resistono. Cantando!

    Post Covid. ll mondo del lavoro abbandona le donne. Le donne resistono. Cantando!

    La settimana scorsa leggevo una notizia dall’Internazionale. Un produttore musicale, appassionato di “world music“, scopre un quintetto di ragazze tra gli otto e i quindici anni fenomenali nel sound, entusiaste nell’animo. E con il desiderio di voler cambiare il mondo dei diritti dei paesi meno fortunati. Come? Cantando. Il produttore, che di professione produce, ma solo dopo aver scovato idee interessanti, lancia il primo singolo di questa formazione battezzata Star Feminime Band. In un attimo (si fa per dire) la radio edit è su Spotify ascoltabile gratuitamente. O a pagamento. Dipende da quanta voglia hai di pubblicità.

    In due bellissime pagine di articolo e foto sgargianti ho trovato però un dettaglio che mi ha colpito, più di tutto il resto. Un dettaglio che veniva raccontato senza particolare enfasi. Un dettaglio che rischiava di scappare sotto gli occhi dei lettori, come un sassolino che sparisce nel flusso energico di un torrente. Convinto della qualità della performance della Star Feminine Band, il sindaco del villaggio sottoscrive un documento di fronte a famigliari, testimoni e componenti della band che autorizza le stesse a sposarsi anche laddove si cimentassero nella carriera musicale. In altre parole, se alla professione di casalinga preferissi quella di cantante, nessun problema: sei comunque autorizzata a prendere marito (sic!).

    Sto semplificando. Estremizzando. Sintetizzando. Non banalizzando. E non fate finta di non aver capito. In un mondo del lavoro in profonda crisi post covid che preferisce abbandonare le donne, per prime, mi sembra lecito chiedersi ancora, e ancora, e ancora, per quale ragione siamo ancora in questo stato di cose. E siccome chiedere è lecito e rispondere è cortesia, scrivetemi quello che preferite. Ma non giustificatevi con, “del resto si tratta dell’ennessimo problematico Paese africano”. Se fare paragoni è già stupido di per sé, figurarsi se qualcuno volesse invece accogliere il reclamo. Verrebbe da rispondere, “e allora noi, in cosa dovremmo essere più civilizzati?”.

    L’esempio della Star Feminime Band, non unico nel suo genere, ma il primo ad essermi capitato sotto gli occhi e nelle orecchie recentemente, è un monito. Se connettendovi a Spotify vi limitaste ad ascoltarne la musica, non avete capito nulla. Quelle ragazze cantano la pace e la libertà, con ritmo e armonie mediamente distanti dai nostri gusti. Però l’energia è tale che alla terza volta che le ascolti, il piede comincia a tenere il tempo. In farsetto ripeti le melodie. Insomma, te ne entusiasmi facilmente.

    Le donne di casa nostra, quelle che per lavorare fanno salti mortali, quelle che coniugano smart working con DAD, spesso cucinando per tutti e resistendo alla temibilissima febbre asintomatica a 37,2 (la stessa che stecchisce uomini, costringendoli doloranti a notti di agonie), non hanno il tempo di formare una band per lamentare la mancanza di occupazione o la disparità di genere. Spesso non hanno nemmeno il tempo per cantare una canzone. Allora silenti (almeno in apparenza), fanno eco alla Star Feminine Band. Si aiutano, si sostengono, si cercano al telefono. Si danno conforto di fronte a manager maschilisti che alle volte usano la carriera per attestare una presunta superiorità. Quella superiorità che ti consente, addirittura, di non stirarti le camice.

    E qualcuno ancora chiede, perché? Perché raccontare queste storie? Perché dare un valore ai dati ISTAT secondo cui già al 2 febbraio si registrava che il 98% dei nuovi disoccupati fossero donne? Perché preoccuparsi del fatto che, generalmente e stando alle statistiche internazionali, le donne guadagnano il 20% in meno dell’uomo a parità di ruolo (il cosiddetto gender pay gap)? Per quale maledetta ragione possiamo pensare di essere civilizzati e migliori di fronte a questi dati? Non abbiamo forse imparato da questa pandemia che si può essere produttivi anche in forme diverse da quelle che, fino ad oggi, abbiamo considerato ordinarie? Anche facendo la cantante, l’artista, la libera professionista, l’impiegata part-time. Anche se sei padre, madre, zio o nonno? Anche se sei uomo o donna? Anche sei donna, soprattutto. Non l’avevamo imparato?

    No. Niente da fare. Non l’abbiamo imparato. E allora che canto sia. Quello della Star Feminine Band, per esempio.

    Marco Menoncello

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