Venerdì 6 marzo entrerà in vigore il nuovo Dpcm che durerà un mese. Ma alcune misure hanno dato vita a diverse proteste.
È la settimana del nuovo Dpcm e da più parti si sono levate voci di protesta. Le Regioni hanno dato il via libera al testo del nuovo provvedimento che sarà in vigore dal 6 marzo al 6 aprile e che in gran parte ripercorre la linea di restrizioni tracciata dai precedenti Dpcm con qualche differenza.
Alcune delle nuove novità del Dpcm hanno generato polemiche in una fetta di esercenti. La decisione di chiudere totalmente barbieri e parrucchieri in zona rossa, infatti, ha portato il presidente di Confesercenti Immagine e Benessere, Sebastiano Liso, a esprimersi con parole dure. “Non riusciamo a capire come si possano applicare al nostro settore provvedimenti ancor più restrittivi – ha affermato Liso – Eppure abbiamo dimostrato che i nostri centri sono più che sicuri. Nonostante le aperture, il comparto ha subito cali di fatturato del 45%. Con queste nuove chiusure, molti di noi non ce la faranno a sopravvivere”.
Un altro fattore di discordia è la mancata apertura di bar e ristoranti nella fascia serale nelle zone gialle. Gino Sciotto, presidente nazionale di Fapi (Federazione autonoma piccole imprese) ha espressamente sottolineato la sua contrarietà ribadendo “la necessaria apertura serale di bar, ristoranti e agriturismi”. Sciotto porta a sostegno delle sue argomentazioni la considerazione che “non si può immaginare che il virus circoli ad ora di cena e si blocchi a pranzo”. Da qui la richiesta al governo di “consentire alle attività di somministrazione di cibi e bevande di poter lavorare sia a pranzo che a cena adottando controlli stringenti sul rispetto delle regole anti-covid”. Un punto delicato visto l’affollamento di centinaia di ragazzi in zona Darsena e fuori dai locali a Milano lo scorso weekend.
Sul lato culturale, questa è la settimana di Sanremo, un festival che storicamente tiene incollati alla tv migliaia di italiani ma che difficilmente potrà ignorare il fatto che nell’ultimo anno i lavoratori del mondo spettacolo e culturale hanno sofferto più di altre categorie. Ieri il ministro Franceschini è intervenuto a RTL 102.5, ribadendo come finora siano stati stanziati “circa 2 miliardi di fondi per cinema e spettacolo”. Una novità per un settore che “non aveva mai avuto ammortizzatori sociali”. Tuttavia Franceschini è consapevole della precarietà della situazione attuale e dell’insufficienza delle misure adottate, motivo per cui ha voluto assicurare che il governo “continuerà a erogare ristori anche con le aperture parziali”.
Simone Fausti