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    Scuola, sfiorano i 6 milioni gli studenti tornati in dad lungo tutto lo Stivale

    Ad eccezione delle zone rosse, le chiusure sono in ordine sparso con scenari diversificati e non omogenei. Il Trentino supera la soglia dei 250 contagi ogni 100mila abitanti ma tiene aperte le scuole, la Calabria invece potrebbe lasciarle aperte e le chiude. L’Abruzzo viola il dpcm e lascia aperte le materne nelle zone rosse.

     

    Lunedì 8 marzo ha segnato il rientro in didattica a distanza per quasi 6 milioni di studenti italiani in ordine sparso lungo tutto lo Stivale. Esito del nuovo dpcm, il primo del governo Draghi entrato in vigore il 6 marzo fino al prossimo 6 aprile, secondo il quale la chiusura delle scuole è vincolata non soltanto al colore in cui viene collocata la regione, ma anche agli elementi numerici – il rapporto 250 contagi ogni 100mila abitanti per 7 giorni continuativi – che possono far scattare misure più restrittive da parte degli amministratori locali.

    Sostanzialmente, salvo la zona rossa dove è previsto dal dpcm che l’attività didattica si sposti online con chiusura anche di nidi e scuole dell’infanzia, nelle zone arancioni e gialle è facoltà dei presidenti di Regione o direttamente dei sindaci adottare misure analoghe per cercare di contenere la rapida espansione del virus, di cui preoccupano soprattutto le varianti, in presenza di focolai o territori che presentino il rapporto numerico di cui sopra, applicando di fatto le misure previste per le zone rosse, in deroga alla regola generale che vorrebbe la didattica in presenza con limitazioni per le sole superiori al 50% (estendibile al 75%).

    Da nord a sud della penisola si presentano quindi scenari diversificati e chiusure disomogenee che portano il numero degli studenti rientrati in dad ad un livello molto elevato. Non fa eccezione nemmeno la “bianca” Sardegna, per ora unica isola felice sul territorio nazionale, che sposa la linea della prudenza e mantiene gli studenti delle superiori in presenza passando dall’attuale soglia del 50% al 75%.

    La Campania aveva già anticipato la chiusura di tutte le scuole lo scorso primo marzo con l’ordinanza firmata dal governatore Vincenzo De Luca, provvedimento ora confermato dal passaggio in zona rossa, insieme a Basilicata e Molise. Tutti in dad anche nelle province rosse dell’Emilia Romagna – tranne Reggio Emilia in arancione rafforzato, dove rimangono in presenza solo nidi e scuole dell’infanzia – e in Alto Adige, in lockdown fino a domenica 14 marzo su disposizione delle autorità locali.

    Per la Lombardia, è stata l’ordinanza del presidente Fontana a collocare in anticipo l’intera regione in “arancione rafforzato” dallo scorso venerdì 5 marzo, disponendo la chiusura di tutte le scuole ad eccezione degli asili nido. In Piemonte, collocato in arancione, la scelta è stata per la didattica a distanza a partire dalla seconda media in su, estendendo la misura anche alle scuole primarie e dell’infanzia in 20 distretti su 38 dove è stata registrata un’incidenza dei contagi superiore ai 250 casi ogni 100mila abitanti. È dad al 100% nelle province di Ancona e Macerata, entrate in zona rossa, mentre per le province di Pesaro Urbino, Fermo e Ascoli Piceno la dad parte dalle scuole medie a salire, come stabilito dall’ordinanza regionale. Anche nidi e scuole dell’infanzia restano chiusi a Sant’Elpidio a Mare su ordinanza del sindaco.

    Si va in presenza in Umbria, arancione, ad eccezione delle scuole superiori, rimaste in dad come tutte le scuole della provincia di Perugia. Didattica a distanza per tutti anche in 40 Comuni della Toscana. Inversione di tendenza invece in Trentino che, nonostante l’incidenza dei contagi sia ben oltre la soglia dei 250 casi ogni 100mila abitanti, lascia aperte le scuole, come accade in Abruzzo per le scuole dell’infanzia nelle province rosse di Pescara e Chieti in barba alle disposizioni dell’ultimo dpcm. E se il Friuli Venezia Giulia, con l’ingresso in zona arancione, ha disposto la didattica a distanza per le scuole medie e superiori, lo stesso non ha fatto il vicino Veneto, dove il governatore Zaia ha preferito mantenere una posizione attendista e aspettare ulteriori approfondimenti dei parametri.

    In Valle d’Aosta e Lazio, collocate in zona gialla, tutte le scuole sono in presenza tranne le superiori che sono in dad al 50% (fa eccezione la provincia di Frosinone che è in zona rossa). Idem in Sicilia, eccetto che per 14 Comuni che hanno superato la soglia dei 250 casi positivi ogni 100mila abitanti, nei quali le scuole sono state chiuse. La Liguria, anch’essa in zona gialla, ha disposto la didattica a distanza per tutti gli studenti delle scuole superiori a fronte dell’incidenza dei contagi nella fascia d’età compresa tra i 13 e i 19 anni. La Puglia, nonostante sia in zona gialla, ha disposto la dad a partire dalla scuola media, mentre la Calabria si è spinta oltre e, sebbene l’incidenza dei contagi sia di 62 casi ogni 100mila abitanti, ha deciso per la chiusura totale delle scuole ad eccezione degli asili nido.

     

    Micol Mulè

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