Anche nella regione più produttiva d’Italia si arrestano le nascite, calate in un decennio del 27%. A dicembre 2020 il calo più significativo.
Che l’Italia sia un Paese “vecchio” è cosa nota e dimostrata anche dall’ultimo censimento Istat che ha evidenziato come per ogni bambino ci siano 5 anziani, contrariamente a quello che accadeva nel 1951 quando non si arrivava nemmeno ad un anziano per ogni bambino. Oggi i dati relativi alla natalità dicono che la situazione sta peggiorando, con un drastico calo delle nascite che non risparmia nemmeno la regione più produttiva del Paese.
Una tendenza diffusa lungo tutto lo Stivale, ma particolarmente significativa in Lombardia, dove in dieci anni si è passati da 93.564 nascite del 2011 alle 68.048 registrate nell’annus horribilis della pandemia. Un calo del 27% che corrisponde a 25.516 bambini non venuti al mondo, pressoché l’equivalente del Comune di Lainate i cui abitanti di poco superano quella cifra. Giusto per rendere l’idea rispetto ai dati che arrivano da Regione Lombardia sulle nascite.
E se il 2011 è stato l’anno a partire dal quale non sono mai stati registrati incrementi dei nuovi nati, progressivamente in calo, il 2020 ha fatto segnare il dato peggiore con 68.048 nascite, ovvero il 6% in meno rispetto al 2019 in cui hanno visto la luce 72.652 bambini. In parte esito della crisi innescata dall’emergenza sanitaria, che ha impattato visibilmente anche sul versante demografico incidendo sui progetti di vita delle singole persone, come ha evidenziato Alessandro Rosina, demografo e professore di Demografia e statistica all’Università Cattolica di Milano, nel rapporto “Impatto della pandemia su natalità e condizioni delle nuove generazioni”.
Il 2020 si è chiuso con 4.604 bambini in meno, un record negativo nella storia lombarda dell’ultimo decennio. Confrontando le nascite di dicembre 2020, pari a 4.905, con quelle dello stesso periodo dell’anno precedente, ovvero 6.084, che corrispondono come epoca del concepimento al primo lockdown nazionale, si evidenzia un calo di ben 1.179 nascite sul totale annuo di 4.604. Segno evidente di come gli esordi della crisi abbiano avuto effetti deterrenti nella pianificazione delle nascite.
Se poi il dato viene analizzato a seconda delle aree del territorio lombardo – prendendo in esame i dati dei punti nascita delle ATS – si può notare un calo generalizzato in tutte le province, più o meno intenso a seconda delle zone. L’area della bassa Lombardia è quella che presenta il calo meno significativo, Pavia per esempio si allontana di poche unità, 284, dal dato del dicembre 2019 che ha visto 301 nuovi nati, mentre Cremona e Mantova, che rientrano nel bacino dell’ATS Val Padana, registrano 320 nascite contro le 380 dell’anno precedente. ATS Città metropolitana di Milano – in cui rientra anche Lodi – segna 1.810 nascite a dicembre 2020, pari a -474 sul medesimo periodo del 2019. In calo anche le nascite del bacino ATS Insubria, Varese e Como, che passano da 816 bambini del dicembre 2019 ai 668 del 2020. Ma è l’ATS della Montagna, di cui fanno parte le province di Sondrio, Brescia e Bergamo, quest’ultima tra le aree dove la pandemia ha colpito più duramente nel suo esordio, dove si registra il calo più significativo: a dicembre 2020 hanno visto la luce solo 96 bambini contro i 161 del 2019. Questi sono solo i primi segnali di una tendenza che secondo gli esperti andrà progressivamente peggiorando.
Micol Mulè