Operatori sanitari chiedono di mandare a scuola i propri figli
Lettera inviata al Ministero e alla Regione, con oltre 2500 firme
Continuano le proteste per chiedere la riapertura delle scuole.
Stavolta hanno preso l’iniziativa gli operatori sanitari lombardi, gli stessi che sono ogni giorno esposti in prima linea nella lotta al Covid.
Al Ministero dell’Istruzione, all’Ufficio Scolastico Regionale, al Presidente della Regione, Attilio Fontana, alla sua vice, Letizia Moratti, al direttore generale del Welfare lombardo, Giovanni Pavesi, e infine al sindaco Giuseppe Sala, è stata inviata una lettera, firmata da oltre 2.500 lavoratori della sanità lombarda. La richiesta è quella di consentire ai propri figli di fare lezione in aula, anche per evitare l’insorgere di difficoltà a garantire la presenza continuativa nei reparti.
In realtà la Regione aveva ceduto, concedendo la deroga il 7 marzo, ma nel giro di due giorni è tornata sui propri passi.
Questo è il testo della missiva:
“Siamo medici, operatori sanitari e soprattutto genitori che lavorano presso alcune aziende ospedaliere della Regione Lombardia, impegnate nel fronteggiare la pandemia Covid che, proprio in questi giorni, ci sta investendo con una nuova ondata. Vorremmo portare alla vostra attenzione la situazione di difficoltà e di abbandono in cui nuovamente, dopo un lungo anno di battaglie e di abnegazione, ci troviamo a vivere. Giovedì 4 marzo ci siamo trovati all’improvviso privati della possibilità di mandare i nostri figli a scuola. Dopo una iniziale decisione di prosecuzione della didattica in presenza per i figli di noi operatori sanitari, in data 8 marzo abbiamo appreso con sgomento che questa decisione è stata ritrattata, con effetto immediato. Pur ritenendo che in una società civile il diritto-dovere all’istruzione e all’educazione sia una priorità per chiunque, non vogliamo entrare nel merito della decisione di sospendere le attività scolastiche in presenza. Tuttavia, consapevoli dei problemi e delle difficoltà che questo comporta per le famiglie tutte, ci preme sottolineare che l’intempestiva revoca della possibilità di rientro a scuola per i nostri figli mette a rischio, in un momento nuovamente così delicato come quello che stiamo vivendo, la nostra presenza continuativa sul campo come operatori sanitari impegnati in prima linea”.
In conclusione, la richiesta finale è questa: “Pertanto domandiamo che venga riconsiderata la possibilità di far accedere alla didattica in presenza i figli del personale sanitario che presta servizio nella gestione dell’epidemia Covid, come inizialmente deciso”.
Il Presidente Fontana ha risposto pubblicamente alla richiesta, ammettendo la propria volontà di tenere aperte le scuole in eterno, ma di essere costretto a chiuderle dopo aver visto i primi bambini in terapia intensiva.
Andrea Curcio