Achille Colombo Clerici intervistato da Federica Bosco nell’abito di Obiettivo Milano” – Progetto della Consulta degli Ordini professionali di Milano.
Sono qualche centinaio le famiglie storiche di Milano, tra loro i Colombo Clerici. Incontriamo Achille, avvocato, e presidente di Assoedilizia, e vicepresidente nazionale di Confedilizia nel suo ufficio, al secondo piano in una centralissima piazza della città, di fronte al Duomo. I locali trasudano storia e cultura, e in questo luogo si percepisce il ruolo di chi ha in mano il destino della città.
Umanista prestato all’edilizia con il mito di Manzoni
«Sono un umanista prestato all’edilizia – racconta mentre ci mostra quadri d’epoca con il ritratto di uomini che hanno fatto grande la metropoli meneghina – e da 25 anni rappresento il mondo dei proprietari immobiliari che hanno costruito e che credono in questa città, hanno investito tutti i loro risparmi e quindi hanno a cuore le sorti di Milano». Manzoni è il suo faro e lo ripete più volte nei suoi passaggi. «E’ stato l’interprete vero dello spirito di Milano. Era un uomo saggio – ricorda Colombo Clerici – girava tra le vie del centro, conosceva ogni angolo ed infatti nei Promessi Sposi guida i personaggi dentro la città. Faceva gli stessi percorsi che faccio io, abbiamo la stessa zona di riferimento».
Una città “giovanissima e immensa” piegata dal virus
«Oggi Milano è una città piegata dal virus, ma osservando il centro storico in un momento difficile come questo, dove tutto è paralizzato, immobile, posso dire che il benessere, a volte contrastato, è fondamentale, sempre. Quando c’è, ridonda in favore di tutti. Se invece la città langue, come purtroppo sta accadendo ora per la pandemia, nessuno sta bene». Una riflessione sul ruolo di Milano presente e futuro che ha spinto l’intraprendente Achille a misurarsi con la sua prima opera letteraria, realizzata a quattro mani con il giornalista Antonio Armano e che, in oltre mille pagine di racconti dei protagonisti, fa conoscere la città.
«L’ho definita “Giovanissima e immensa” perché questa è Milano da sempre. Il titolo del libro è tratto da un verso del celebre fotografo Giovanni Gastel, in una poesia dedicata al padre Giuseppe. L’immagine grafica di copertina, ideata da mio nipote Francesco, in sé racchiude l’idea del taglio netto tra vecchio e nuovo».
Milano pugile suonato, ma non va al tappeto
«Il mondo di domani non sarà più quello di ieri, basta pensare allo choc vissuto con questo trapasso che ci ha portati alla rarefazione progressiva del fattore umano. Un processo inevitabile partito molto prima del Covid – analizza intercalando le sue parole con lunghi sospiri e pause di riflessione, come a voler fissare nella mente attimi che non torneranno più -. Prima abbiamo vissuto la sostituzione dell’attività umana con le macchine, poi l’intelligenza artificiale ha preso il posto di quella intellettuale e oggi siamo al distanziamento. Milano risente particolarmente di questo passaggio traumatico perché chi cade dall’alto si fa più male. La città dopo Expo si era portata ad altezze vertiginose, incarnava il modello della città contemporanea rivolta verso il mondo globalizzato espressione di efficienza, immagine, qualità e stile di vita. Oggi invece è come un pugile suonato che cerca di non andare al tappeto: va avanti per forza d’inerzia. A tenere in vita la speranza di rialzarsi e ripartire c’è il volano economico che, se pur rallentato, non si ferma. Bisogna fare di tutto per evitare che questo avvenga».
La forza della milanesità
Un monito che ripetono in molti nel Municipio 1, là dove per mantenere alta l’immagine della città, deve restare accesa la fiaccola della milanesità. Lo stesso Colombo Clerici non ha dubbi al riguardo «Milano è una città che ha bellezze artistiche e monumentali, ma nel perfetto spirito giansenista, di cui parlava anche Indro Montanelli, è una città che preferisce tenerle nascoste, per dare spazio all’efficienza e al risultato».
Obiettivo riportare il turismo internazionale a Milano
I numeri sono impietosi: con il Covid la città ha perso il 90 percento dei flussi di viaggiatori per business e turismo. Tutto è rallentato, in alcuni casi fermo, ristoranti, alberghi, shopping. «Per rimettere in moto la macchina dell’economia, Milano deve tornare ad essere ambasciatrice nel mondo – spiega Achille -. Dobbiamo riprendere ad attrarre capitali esteri. Un ruolo che svolgiamo da primattori. Oltre il 45% degli investimenti stranieri in Italia, infatti, sono concentrati in Lombardia. Occorre fare questo sforzo nell’interesse dell’intero Paese, giocando la carta vincente della cultura».