Secondo una nota di Banca d’Italia, molte famiglie italiane rischiano di trovarsi in difficoltà a pagare le rate dei mutui quando scadrà la moratoria a giugno. Anche la situazione dei prestiti sospesi alle imprese rischia di scoppiare. Sileoni (Fabi): “Non si possono chiedere soldi a chi oggi non ne ha”.
Una situazione sotto gli occhi di tutti e confermata dall’analisi dei dati. La pandemia scoppiata nel 2020 ha comportato un calo del reddito per molti cittadini, con ricadute importanti sulle condizioni finanziarie delle famiglie italiane. Da uno studio di banca d’Italia relativo “all’impatto delle moratorie sui mutui” sulla vulnerabilità finanziaria delle famiglie, è emerso come in un anno di covid siano aumentati i nuclei a rischio.
L’arrivo del coronavirus è stato seguito dall’imposizione di diversi lockdown i quali hanno sostanzialmente fermato il motore economico del Paese per far fronte all’emergenza sanitaria. Fin dallo scoppio della pandemia, le famiglie indebitate hanno fatto ampio ricorso alle moratorie: tra marzo e giugno infatti, sono state accolte oltre 90mila domande di adesione al Fondo Gasparrini (Il Fondo di solidarietà per i mutui per l’acquisto della prima casa), un valore quasi diciassette volte superiore alle attivazioni registrate durante la crisi del 2011. Incremento che è diminuito di volume da luglio 2020.
In totale, alla fine dell’anno scorso circa 350mila famiglie avevano aderito alla moratoria: l’1,5% del totale e ben il 12% di quelle indebitate. I soggetti che vi hanno fatto maggiormente ricorso sono coloro che dichiarano un calo del reddito familiare superiore al 25% rispetto al periodo pre-covid. Nel 2020 il 2% delle famiglie si trovava in una situazione “finanziariamente vulnerabile”, cioè con un reddito inferiore al valore mediano della popolazione e un servizio del debito superiore al 30% del reddito disponibile: all’incirca mezzo milione di nuclei familiari, con una quota del debito intorno al 10% alla fine del 2020.
Il problema è che a giugno scade la moratoria sui prestiti e dunque al termine di tale sospensione una parte dei nuclei familiari che hanno beneficiato della misura potrebbe avere difficoltà a riprendere il regolare pagamento delle rate che secondo Bankitalia dipenderà principalmente dalle condizioni generali dell’economia e dal recupero del reddito individuale. Secondo l’istituto di via Nazionale dunque, è cruciale definire “il termine delle moratorie e distribuirne gli effetti nel tempo”.
Non ha usato mezzi termini Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, che sulla questione moratorie ha sottolineato il fatto che, con la scadenza in vista tra tre mesi, le banche al momento hanno due possibilità: “Pretendere il pagamento delle rate oppure mettere a sofferenze i clienti insolventi”. La verità è che molto dipende dalla situazione economica in cui si ritroverà l’Italia a inizio estate e al momento le previsioni non sono rosee. Il problema è “serissimo” anche sul versante imprese, secondo Sileoni dal momento che “se fallisse soltanto il 10% di imprese con i prestiti sospesi, in un istante salterebbero centinaia di migliaia di posti di lavoro”.
Da qui l’appello perché governo e Banca d’Italia intervengano al più presto per risolvere la situazione. Sileoni spinge anche per una proroga relativa alle garanzie statali sui prestiti, anch’essa in scadenza a giugno. Secondo il presidente generale Fabi, “oltre a prorogare la scadenza, come giustamente sostiene l’Abi, va allungata la garanzia da 6 anni a 15 anni e va applicata anche per prestiti superiori a 800mila euro, per le grandi aziende. Questi interventi sono indispensabili per continuare a sostenere il paese, assicurando liquidità alle famiglie e alle imprese”.
Simone Fausti