Prosegue il braccio di ferro tra Unione Europea e Gran Bretagna sull’export di vaccini.
Lo scontro tra Gran Bretagna e Unione Europea sull’export dei vaccini prosegue senza tregua. Ieri il Commissario europeo per il commercio, Valdis Dombrovskis, ha rigettato le accuse di “nazionalismo europeo” sui vaccini affermando che l’UE ha esportato finora 10 milioni di dosi verso il Regno Unito ma Londra non ha ricambiando con la stessa generosità avendo inviato finora quantità molto limitate.
È l’ennesimo atto di un confronto iniziato quasi due mesi fa e che si protrae senza apparente via d’uscita. La Gran Bretagna ha somministrato almeno una dose a oltre il 40% della popolazione e ieri il premier Boris Johnson ha deciso di blindare le frontiere. Da lunedì prossimo sarà illegale uscire dai confini britannici per recarsi all’estero, salvo per motivi di lavoro, salute o per urgenze familiari. Londra ha paura che una terza ondata pandemica possa compromettere i risultati fin qui ottenuti. Dall’altra parte della Manica, Angela Merkel, dopo un lungo braccio di ferro con i Länder, ha deciso di prolungare il lockdown fino al 18 aprile a causa delle varianti covid.
Il successo della campagna di vaccinazione inglese è dovuto anche alle dosi importate da uno stabilimento olandese di AstraZeneca. L’Unione Europea si lamenta del fatto che AstraZeneca non abbia rispettato l’impegno preso di fornire decine di milioni di dosi agli europei come previsto dal contratto. L’azienda farmaceutica inglese si è difesa affermando di aver compiuto tutti gli sforzi possibili ma che i tagli alle consegne sono dovuti a problemi di produzione.
I leader europei si incontreranno questo giovedì per valutare un possibile divieto di esportazione dei vaccini nei confronti del Regno Unito. Secondo quanto riferito da un portavoce britannico, Boris Johnson ha sentito Macron e Merkel ribadendo l’importanza di non imporre restrizioni alle esportazioni di vaccini. Se la Commissione UE optasse per un blocco dell’export di dosi, la Gran Bretagna potrebbe reagire limitando le forniture di ingredienti essenziali per la produzione europea di vaccini i quali tuttavia a sua volta metterebbero a repentaglio le esportazioni di vaccino nel Regno Unito. Questo testimonia la vulnerabilità delle campagne di vaccinazioni nazionali le quali dipendono dalle catene di approvvigionamento internazionali.
Nel frattempo una nuova pagina della lotta al covid potrebbe essere scritta dalle aziende produttrici di anticorpi monoclonali. Secondo un recente studio, il farmaco a base di anticorpi monoclonali prodotto dalla statunitense Regeneron Pharmaceuticals ha ridotto del 70% il rischio di ospedalizzazione e decesso associati al covid. Risultati simili sono stati registrati dall’europea Roche che ha comunicato dati promettenti su una combinazione di due anticorpi monoclonali per il covid.
Simone Fausti