Draghi all’attacco con gli eurobond
Il premier italiano è intervenuto al Consiglio Europeo e ha proposto la creazione di un titolo comune europeo. Ma la strada è lunga e complicata.
Questa settimana si è tenuto il Consiglio Europeo, a cui ha partecipato su invito anche il presidente americano Joe Biden, ma l’Italia si è fatta notare per l’intervento del suo premier, Mario Draghi. In occasione della riunione dei leader europei, il Presidente del Consiglio italiano ha parlato ai colleghi della necessità di una sorta di eurobond: un safe asset in grado di preservare i Paesi europei da nuovi shock finanziari.
Draghi ha scelto attentamente le proprie e non ha mai pronunciato il vocabolo “eurobond” ma il significato della sua espressione non lascia dubbi: “La strada per la creazione di un titolo comune europeo è lunga ma dobbiamo cominciare a incamminarci. È un obiettivo di lungo periodo, serve impegno politico”. L’ex governatore della BCE non ha perso occasione per sottolineare come la pandemia debba essere l’opportunità per una accelerazione del processo unitario europeo.
Draghi ha affermato la necessità di “disegnare una cornice per la politica fiscale che sia in grado di riportarci fuori dalla crisi”. Un tema delicato dal momento che gli Stati europei la pensano molto diversamente, tuttavia alcuni governi spingono per una riscrittura delle regole del Patto di Stabilità, i cui criteri sono considerati da molti ormai inadatti. La clausola di salvaguardia sarà attiva fino alla fine del 2022, ma successivamente verrà riattivato il Patto, motivo per cui alcuni Commissari europei come Paolo Gentiloni sono all’opera per cercare di ammorbidire i criteri di rientro del debito. Una delle ipotesi sul tavolo è anche una sorta di “golden rule” sugli investimenti verdi e digitali legati al Recovery che verrebbero scorporati dal debito.
In ogni caso la strada è lunga e la convergenza di tutti i membri europei è un obiettivo complesso da raggiungere. Ritornando sull’argomento, in conferenza stampa Draghi ha spiegato che “agli eurobond ci si arriva quando ci vogliono arrivare tutti ma siamo lontani da questo, non posso fare una previsione”. Anche perché sulla questione della condivisione del debito, la scorsa estate si sono scontrati i Paesi rigoristi del Nord e le colombe del Sud Europa. Per Draghi ci dovrebbe essere “una convinzione generale di tutti nell’utilità di questo strumento [gli eurobond], nella prosecuzione dell’integrazione economica che veda in questo strumento un passo fondamentale, perché sta a fronte di un bilancio comune”. Anche il presidente del Parlamento europeo, Davide Sassoli, ha appoggiato la proposta del premier italiano ribadendo che “se lo sviluppo non terrà in equilibrio i debiti, i debiti peseranno sulle spalle dei giovani e delle donne”.
Simone Fausti