Lombardia, scuola: tornano in classe quasi 800mila studenti. Ora serve lavorare al rientro per tutti
In Dad ancora oltre 600mila studenti. I più penalizzati quelli delle superiori che continuano a rimanere a casa. Crescono la povertà educativa e i disturbi psicologici tra i giovanissimi. Il comitato genitori “A scuola”: adolescenti dimenticati dal Governo.
Per molti studenti lombardi ieri è stato il giorno tanto atteso del rientro tra i banchi di scuola, dopo il lungo stop che li aveva relegati in didattica a distanza dallo scorso 5 marzo. In Lombardia hanno ripreso le attività in presenza poco meno di 800mila studenti, dai piccolissimi degli asili nido fino ai ragazzini del primo anno della scuola secondaria di primo grado.
A casa, però, rimane ancora una larga fetta di giovani, oltre 600mila, le classi seconde e terze della secondaria di primo grado e tutta la vasta platea degli studenti delle scuole superiori che scontano la collocazione ancora in rosso della regione e le sue restrizioni che impongono le lezioni in Dad. L’ultimo decreto ha infatti consentito la parziale riapertura delle scuole anche in zona rossa almeno fino alla prima media, ma per tutti gli altri bisognerà attendere che la Lombardia torni in arancione il prima possibile per consentire il rientro al 100% per gli alunni della secondaria di primo grado e il 50% – massimo 75% – per i colleghi delle superiori.
Eppure le scuole sono pronte, lo ha affermato in un’intervista rilasciata a Il Giorno la direttrice dell’ufficio scolastico regionale, Augusta Celada. Il piano di ripartenza studiato per lo scorso settembre ha potuto essere messo in atto e sperimentato in modo continuativo, in particolare per le scuole primarie e primo anno delle secondarie di primo grado, con buoni risultati. Non meno funzionante, ma sicuramente poco utilizzato, quello per gli studenti delle scuole superiori che hanno potuto frequentare in presenzasolo pochi scampoli di anno scolastico. Presenza alternata al 50%, ingressi scaglionati, sanificazioni e distanziamento, il piano c’è e non resta che metterlo in pratica per permettere alla fascia di popolazione studentesca più penalizzata di riprendersi la propria quotidianità.
Ormai il tempo è scaduto e cresce la protesta dei genitori che, riuniti nel comitato “A scuola”, hanno organizzato un presidio di tre giorni – dal 7 al 9 aprile – in piazza Duomo a Milano per chiedere a gran voce il rientro in presenza anche per gli adolescenti. In totale, fanno sapere gli organizzatori, gli studenti delle superiori hanno svolto in presenza soltanto 32 giorni in un anno: “Adesso tutti gli studenti devono tornare a scuola – ricordano con tutte le energie -. Esistono anche gli adolescenti, forse solo il nostro Governo se l’è dimenticato”. L’auspicio, condiviso dalla direttrice Celada, è che presto anche quei 600mila giovani possano rientrare tra i banchi di scuola almeno al 50%, con la speranza di poter salire al 75% di presenza come era stato stabilito dal piano messo a punto con il Prefetto.
A preoccupare sono i dati diffusi da Regione Lombardia relativi al tasso di abbandono scolastico, che registrano un caso su 4 nella fascia d’età compresa tra i 14 e i 18 anni. La Dad esaspera le differenze sociali e la povertà educativa tende ad ampliarsi dove ci sono meno strumenti a disposizione e una minore motivazione. Ma questo non è l’unico aspetto a tenere alta l’attenzione sulla necessità di riaprire le scuole per tutti gli studenti. Crescono in modo allarmante anche i dati che riguardano i problemi sul versante psicologico tra i giovanissimi, come ha sottolineato durante un’intervista a 8 e mezzo la professoressa Antonella Viola, immunologa e docente di Patologia generale presso l’Università di Padova: “Facendo un bilancio tra costi e benefici è molto meglio riaprire le scuole per evitare che i ragazzi stiano da soli a casa davanti ad un computer perché questo isolamento non fa bene alla loro salute – ha detto -. Sono aumentati in maniera drammatica i disturbi alimentari nei ragazzi, i casi di depressione e di autolesionismo. È un anno intero che i ragazzi sono a casa e stanno soffrendo, se non riusciamo a restituire loro fiducia ed entusiasmo e riportarli nella socialità ci porteremo dietro un grossissimo problema sociale”.
Intanto prende forma il piano estivo del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, condiviso in un recente incontro con le Regioni, Anci e Upi, con un calendario per il momento provvisorio che prevedrebbe le attività di recupero a giugno, mentre per luglio ed agosto quelle ricreative e di socializzazione su base volontaria per studenti e docenti.
Micol Mulè