Lombardia, Confcommercio: con la zona gialla attuale si perdono 300 milioni in più
Per bar e ristoranti, con la sola somministrazione all’esterno le perdite arrivano a 740 milioni di euro in un mese. Massoletti: “Serve subito un ‘tagliando’ al decreto per rivedere le norme”.
Zona gialla? Era meglio il “giallo” di prima. Parola di Confcommercio Lombardia che stima in 300 milioni di euro in più, le perdite derivanti dalle riaperture di bar, ristoranti e locali che a partire da oggi potranno tornare ad accogliere i clienti ai tavoli, sia a pranzo che a cena, ma soltanto all’aperto.
La chiamano zona gialla, spiega Confcommercio, ma la realtà delle cose è molto diversa, perché per tutti quei bar e ristoranti che non dispongono di spazi esterni o non ne possono implementare, di fatto cambierà ben poco rispetto a prima. E, numeri alla mano, in Lombardia le stime dell’associazione parlano di una perdita che si aggira attorno a 300 milioni di euro in più rispetto alla zona gialla “vecchia maniera”, quando era possibile accogliere i clienti ai tavoli anche all’interno dei locali.
Il conto è salatissimo: “Con queste regole, in un mese il comparto della ristorazione perderà 740 milioni di euro – dichiara Carlo Massoletti, vicepresidente vicario di Confcommercio Lombardia – considerato che uno su due dei 45mila pubblici esercizi lombardi è sprovvisto di spazi esterni, e che il coprifuoco resta fissato alle 22, il quadro è presto delineato”. Il passaggio dalla precedente modalità di zona gialla alla nuova, insomma, non giocherebbe a favore di migliaia di imprese, che speravano di recuperare un po’ di ossigeno dalla riapertura delle attività.
Giustificato, quindi, il malumore di molti imprenditori davanti alle nuove disposizioni: “D’altronde, immaginate di essere il titolare di un bar o di un ristorante che deve rimettere in moto l’attività con fornitori, organizzazione del personale, magari solo per un terzo o un quarto dei coperti – prosegue Massoletti -, in molti casi purtroppo non ne vale la pena”. Perché, se è pur vero che il comparto dovrebbe recuperare circa 142 milioni di euro rispetto alla zona arancione, il danno provocato dalle restrizioni imposte per la zona gialla rimane comunque molto pesante.
Confcommercio Lombardia da tempo era in pressing per una riapertura dei pubblici esercizi “reale e tangibile” e la possibilità di tornare ad accogliere i clienti ai tavoli all’interno dei locali, fissata al primo di giugno, viene giudicata una data troppo lontana per consentire una ripresa effettiva per le attività.
Una ripartenza a metà della ristorazione che influisce direttamente anche su altri comparti del commercio: “Se le nostre città sono spente, tutto il resto, inevitabilmente, ne risente – sottolinea Massoletti –. Chiediamo che il Governo possa presto rimettere mano al Decreto delle riaperture, con un “tagliando” per rivedere le norme e posticipare, ad esempio, l’inizio del coprifuoco”.
Dopo un anno e tre mesi di emergenza sanitaria, di cui molti di chiusure forzate, il punto su cui insistono le imprese è sempre lo stesso, ovvero la necessità di tornare a lavorare: “La campagna vaccinale avanza – conclude Massoletti -. Ci sono i protocolli di sicurezza? Usiamoli. I sostegni non bastano, l’unica alternativa è consentire agli imprenditori di riaprire”. Con buonsenso, ma sul serio.
Micol Mulè