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    Giovani e lavoro: destino da precari? 1 su 2 vive ancora con i genitori

    Giovani e lavoro: destino da precari? 1 su 2 vive ancora con i genitori
    Un’indagine del Consiglio Nazionale dei Giovani ed Eu.R.E.S illustra la condizione lavorativa degli under 35 italiani: precari, malpagati e con poca speranza nel futuro
    Oggi il Consiglio Nazionale dei Giovani presenta i risultati dell’indagine “Condizioni e prospettive occupazionali, retributive e contributive” condotta su un campione di 960 giovani della fascia 18-35 anni con il supporto di Eu.R.E.S, l’istituto di ricerca che realizza analisi in campo economico, sociale e culturale. Il tema è delicato e particolarmente attuale non solo per la cronica condizione di incertezza in cui vivono i giovani italiani, ma anche per la recente enfasi del governo Draghi su questo argomento.
    La ricerca, infatti, si pone come obiettivo di analizzare le condizioni e le prospettive occupazionali, retributive e contributive dei giovani in Italia, alla luce della più grave crisi economico-occupazionale degli ultimi decenni e della emergenza pandemica. In particolare, la vulnerabilità della condizione giovanile costituisce un aspetto ormai strutturale della società italiana, con effetti riscontrabili anche nei processi di transizione verso l’autonomia, ostacolati dalla mancanza di opportunità e di risorse dedicate.
    Il Sole24Ore ha visionato in anticipo i risultati. Un terzo dei giovani (33,3%) si trova in una condizione di elevata discontinuità lavorativa, con la maggioranza che percepisce meno di 10mila euro all’anno. Il 33,7% ha una retribuzione tra i 10 e i 20mila euro mentre solo il 7,4% degli intervistati guadagna più di 20mila euro.
    Non è difficile quindi incontrare un giovane sottopagato o comunque con una retribuzione insufficiente a garantire l’indipendenza economica. Il risultato è abbastanza scontato: secondo l’indagine, il 50,3% degli under 35 vive ancora con i propri genitori contro il 37,9% che vive da solo o con il partner. Un altro dato esplicativo della direzione verso cui sta andando la società italiana riguarda le possibilità di mettere su una famiglia. Tra chi ha un lavoro stabile, il 56,3% ha creato un nucleo famigliare contro il 33,5% di chi ha un lavoro discontinuo.
    Ecco quindi che tra il campione preso in esame, solo il 6,5% afferma di avere figli mentre il 60,9% vorrebbe averne ma solo quando la situazione economico-materiale sarà più solida. Una percentuale non piccola, pari al 32,6%, ha dichiarato invece di non averne e di non volerne in futuro. Nel capitolo dedicato alle pensioni emerge come il 73,9% degli intervistati pensa di non essere in grado di vivere in maniera dignitosa con l’assegno pensionistico che lo aspetta, anche se il grado di consapevolezza sul tema non è particolarmente approfondito dal momento che il 53% non conosce con quale metodo viene calcolata la sua pensione.
    Nel frattempo l’esecutivo cerca di dare maggiore attenzione alla precarietà dei giovani italiani. Draghi è intervenuto più volte sul tema, l’ultima occasione sono stati gli Stati Generali della natalità durante i quali il premier ha affermato che è necessario “aiutare i giovani a recuperare fiducia e determinazione. A tornare a credere nel loro futuro, investendo in loro il nostro presente”.
    Simone Fausti

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