Università: è il momento di dare una fiducia diversa al sistema
Nuovi progetti allo studio del ministero guidato da Cristina Messa. La ricetta: flessibilità, attrattività della proposta e uno sguardo al futuro istituendo ponti con il mondo del lavoro. Spunta anche un Erasmus made in Italy.
È il momento di dare una fiducia diversa al sistema universitario. Un messaggio forte e chiaro del ministro all’Università e alla Ricerca, Cristina Messa, che dalle colonne de Il Giorno si rivolge ai giovani illustrando i progetti attualmente allo studio del ministero per rilanciare il percorso accademico italiano. Una sfida che dovrà necessariamente fare i conti con gli effetti della pandemia, ma che potrà contare sulle nuove opportunità per potenziare la ricerca.
Anche se il mondo universitario sembra essere esente dal rischio di dispersione – tanto che lo scorso anno c’è stato un incremento delle immatricolazioni, a differenza di quello scolastico che sconta gli effetti della didattica a distanza –, rimane comunque la necessità di monitorare la situazione e studiare forme che possano favorire una rinnovata fiducia nel sistema accademico.
Secondo il ministro la parola d’ordine è flessibilità, sia nei corsi di laurea che, ancor prima, nelle modalità di orientamento. Flessibilità che fa il paio con attrattività della proposta formativa che deve essere pensata a 360°, guardando cioè a tutto ciò che ruota attorno al mondo accademico, dai posti letto alle residenze per studenti, alle borse di studio, fino all’implementazione di campus dove sperimentare la commistione di idee, cultura e socialità. E guardando anche oltre, a quello che sarà il futuro degli studenti una volta concluso il percorso di studi, attraverso la creazione di ponti con il mondo del lavoro, tema sul quale Messa ha annunciato l’avvio di un percorso con il ministro Orlando.
Novità in arrivo anche per quanto riguarda l’edilizia universitaria, con lo stanziamento di fondi considerevoli all’interno del Recovery e nei piani nazionali che verranno impiegati per ampliare e rimodernare spazi e strutture. Non solo edilizia, ma anche ricerca.
Un’opportunità imperdibile arriva dal Pnrr che contribuirà a risolvere l’annoso problema della fuga dei giovani ricercatori all’estero per mettere a frutto i loro talenti: “Prevede 1,8 miliardi di euro tra il 2021 e il 2026 per il fondo per il Programma nazionale ricerca e i Progetti di ricerca di significativo interesse nazionale – ha sottolineato il ministro nel corso del convegno “Restare o partire? Migrazioni e carriere nella ricerca” -. In più 600 milioni tra il 2022 e il 2025 per progetti di giovani ricercatori, sul modello delleborse del Consiglio europeo della ricerca (Erc)”, cui si andranno ad aggiungere anche 50 milioni per il 2021 e 150 a partire dal 2022 del Fondo italiano per la scienza istituito dal Sostegni bis. Procedure competitive per l’accesso ai bandi e sistemi di valutazione rivisti nell’ottica di fornire risposte in tempi rapidi per dare corso ai progetti,completano il quadro sulle novità in tema di ricerca.
Nelle intenzioni del ministro anche quella di dare corso alla proposta giunta dagli stessi studenti di realizzare un programma “Erasmus” italiano, con i quali studierà le modalità più opportune per concretizzarla.
Micol Mulè