Rigenerazione urbana: la Lombardia apripista in Italia
La Lombardia spesso ha fatto da apripista in tanti settori, dalla sanità alla scuola, al sostegno alle imprese; ancora una volta il parlamento lombardo si è distinto approvando lo scorso 14 giugno il progetto di legge che porta a compimento il percorso normativo sulla rigenerazione urbana, avviato con la legge regionale 18/2019 “Misure di semplificazione e incentivazione per la rigenerazione urbana e territoriale, nonché per il recupero del patrimonio edilizio esistente.
Abbiamo intervistato il relatore di entrambi i progetti di legge, Gabriele Barucco, consigliere regionale di Forza Italia.
Consigliere Barucco, come mai dopo solo un anno e mezzo dall’approvazione della legge sulla rigenerazione urbana avete sentito la necessità di un ulteriore progetto di legge?
“La Lombardia è la prima regione italiana a dotarsi di uno strumento normativo sulla rigenerazione urbana, il cui obiettivo fondamentale è quello di aumentare la capacità attrattiva di investitori con cui eliminare in modo sistematico quelle sacche di degrado e di inquinamento costituite da aree ed immobili dismessi da tempo e per i quali in condizioni normali nessun operatore avrebbe investito assumendosi un alto rischio economico: serviva una legge che incentivasse il mercato e facesse da volano per il settore edilizio che da sempre rappresenta un volano per l’economia, quantomai necessario dopo un anno di pandemia. La legge 18/2019 ha suscitato un ampio dibattito dal quale sono usciti ulteriori contributi che abbiamo fatto nostri inserendo alcune novità in legge, ma senza stravolgere l’impianto e le finalità.”
Un confronto politico o tecnico, considerando che fin da subito il comune di Milano si è dichiarato ostile alla nuova norma?
“Il confronto ha interessato tutti gli stakeholders, il Governo, i sindaci, i rappresentanti di categoria. Non sono interessato a sterili schermaglie politiche, anzi ho voluto favorire il massimo livello di dialogo e confronto con tutti: lo testimoniano le numerose audizioni in commissione – alle quali ha partecipato anche il comune di Milano – e la costituzione di un gruppo di lavoro composto da rappresentanti di tutti i gruppi politici che ringrazio per la serietà e la competenza con i quali hanno portato ciascuno il proprio contributo positivo, a dimostrazione che la politica, quando vuole, sa confrontarsi e fare sintesi nell’interesse dei nostri cittadini. Significativo anche il plauso delle opposizioni, eccezion fatta per i Cinque stelle.”
Quali sono, in sintesi, le principali novità introdotte dal nuovo provvedimento?
“In termini generali abbiamo dato molta più autonomia e responsabilità ai Comuni, veri artefici della programmazione territoriale e urbanistica, sui quali si avranno tutte le ricadute positive, anche in termini economici, di un processo destinato a rinnovare il volto delle nostre città e nuove opportunità di lavoro. In dettaglio, rispetto a prima la norma si applicherà agli immobili di qualsiasi destinazione d’uso individuati dai Comuni con apposita delibera consiliare entro il 31 dicembre 2021; immobili che, alla data di entrata in vigore della stessa legge, da almeno un anno risultino dismessi e causa di criticità per uno o più aspetti quali salute, sicurezza idraulica, problemi strutturali che ne pregiudicano la sicurezza, inquinamento, degrado ambientale e urbanistico, sociale ed edilizio; sempre entro il 31 dicembre 2021, sulla base di motivate ragioni di tutela paesaggistica, tutti i Comuni senza alcuna distinzione possono individuare ambiti territoriali ai quali non si applicano le disposizioni previste dalla legge; ci sarà la possibilità, per i Comuni, di determinare la quota degli incentivi da applicare, stabilendo sin d`ora che tali incentivi non sono di carattere finanziario, ma relativi solo ad aspetti di natura urbanistica e procedimentale.
Gli Enti potranno inoltre abbinare un bonus volumetrico compreso tra il 10 e il 25%, da applicare come indice di edificabilità. In mancanza di determinazione comunale, la norma regionale prevede un incremento pari al 20 per cento. A tal proposito i Comuni possono richiedere la dotazione di aree per servizi e attrezzature pubbliche e di interesse pubblico per la sola quota correlata all’incremento dei diritti edificatori.
Un’altra sostanziale modifica introdotta per facilitare l’applicabilità della legge consente ai Comuni per gli immobili di proprietà degli enti pubblici di determinare l’applicazione di un diverso termine per l`inizio degli interventi, non più nel range dei tre anni ma in un periodo compreso tra ventiquattro mesi e cinque anni. Viene introdotta, infine, la possibilità per i Comuni di aggiornare annualmente la delibera di individuazione degli immobili a cui si applicano queste disposizioni di legge, integrandola con immobili inizialmente non previsti e indicati ma che abbiano sempre il requisito di risultare dismessi da almeno un anno dall’entrata in vigore della legge.
Al di là dei tecnicismi sono orgoglioso di avere portato avanti, assieme all’assessore Foroni e a tutta la squadra di maggioranza, una legge innovativa che farà da apripista in tutta Italia. Riqualificare le aree degradate e gli immobili dismessi significa guardare al futuro, tutelando l’ambiente, la bellezza e migliorando la qualità di vita di tutti i cittadini”.
Pietro Broccanello