Governo: da metà ottobre Green Pass obbligatorio per andare in ufficio
Dopo il confronto con sindacati e Regioni, l’esecutivo ha deciso di tirare dritto sul Green pass obbligatorio sul posto di lavoro.
Il governo ha deciso: da metà ottobre green pass obbligatorio in tutti i luoghi di lavoro, pubblici e privati. L’esecutivo vuole accelerare la campagna vaccinale cercando di convincere anche gli indecisi e il modo più efficace, senza dover ricorrere al vaccino obbligatorio, è quello di rendere necessaria la certificazione verde per una serie di attività, compreso il mondo del lavoro.
La verifica del possesso del green pass per entrare in ufficio dovrebbe spettare al responsabile del reparto, che dovrà essere designato in anticipo. In caso ci si rechi al lavoro senza il certificato, si rischia una multa dai 400 ai 1000 euro ma non sarà prevista la possibilità di licenziare il dipendente “disobbediente”. Nelle amministrazioni, il dipendente che si presenta senza Green pass verrà considerato assente ingiustificato mentre al quinto giorno consecutivo di assenza il rapporto di lavoro è sospeso fino a che il soggetto non si presenta con la certificazione verde e comunque non oltre il 31 dicembre 2021 ma è stata esclusa la
la possibilità di licenziamento né sono previste sanzioni disciplinari. Tuttavia verrà sospesa la retribuzione e lo stesso vale per il settore privato.
Il governo ha incontrato i sindacati i quali chiedevano tamponi gratuiti per i lavoratori non in possesso del green pass ma Draghi su questo punto non ha voluto cedere poiché secondo il premier questo costituirebbe un disincentivo per i non vaccinati che eviterebbero così di procurarsi il Green pass dal momento che il costo del tampone per lavorare non sarebbe a loro carico. Tuttavia il governo ha deciso di calmierare i prezzi per i tamponi: circa 8€ per i minorenni e 15€ per gli adulti, ad esclusione di coloro che per ragioni mediche certificate non possono vaccinarsi contro il covid e per i quali quindi i tamponi sarebbero gratuiti. Una misura che potrebbe durare fino a fine anno.
Una mossa che ha generato disappunto tra alcuni leader sindacali i quali chiedevano che il costo del tampone non fosse a carico del lavoratore che non vuole vaccinarsi: ciò significa che tale costo dovrebbe ricadere sulle casse pubbliche, quindi sulla collettività. Il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri, si è detto “non completamente soddisfatto” dell’incontro con l’esecutivo dal momento l’Unione Italiana Lavoratori chiede l’obbligo vaccinale e che il tampone è una questione di “sicurezza sul lavoro” e quindi l’onere non può ricadere sul lavoratore. Ma Draghi questa volta non ha voluto sentire storie: il Green pass obbligatorio si fa.