Morti sul lavoro, Spada: “Più formazione in azienda per prevenire”
È allarme morti sul lavoro. Nel 2021 sono state 677 le vittime sul lavoro denunciate all’Inail dall’inizio dell’anno al 31 luglio del 2021 mentre le denunce di infortunio presentate all’Inali nello stesso segmento temporale sono state 312.762 rispetto alle 288.873 del 2020. “La fase della ripartenza manifesta buoni risultati sul fronte degli ordinativi ma non deve né può coincidere con una regressione delle tutele in relazione alla sicurezza nei luoghi di lavoro. È un binomio che non può essere tollerato” commenta il direttore del Fondo Formazienda Rossella Spada, a capo della struttura tecnica di una delle realtà più rappresentative che operano nell’ambito della formazione continua e che dal 2008 ha destinato oltre 170 milioni di euro alla qualificazione e riqualificazione del personale anche con lo scopo di proteggere lavoratori e aziende dal pericolo degli infortuni.
“Il Paese – continua il direttore – si sta risollevando con tassi di crescita tra i più alti nel contesto europeo e con la creazione di opportunità di assunzioni e di transizioni professionali che sono da cogliere positivamente. L’impennata delle morti sul lavoro rischia di invalidare quanto di buono si sta facendo sul piano della ripresa e della ripartenza economica”.
Formazienda ha emanato di recente l’Avviso 1/2021 da 10 milioni che, tra le tematiche prioritarie per valutare i progetti formativi delle aziende, contempla la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro. Un aspetto da incentivare attraverso l’adozione di uno specifico Modello di organizzazione e gestione (Mog).
“Quando si vuole innalzare il livello di sicurezza nei luoghi di lavoro – conclude il direttore Spada – bisogna calarsi nei diversi contesti che, a volte, sono tradizionali come accade nell’edilizia mentre altre volte sono già connessi con le trasformazioni tecnologiche dell’impresa 4.0. In entrambi i casi è necessario predisporre una formazione idonea a fornire tutte le misure di protezione per le persone. Investire nella sicurezza è un obbligo morale in quanto significa salvare vite umane ma si afferma anche come una priorità per un sistema imprenditoriale chiamato alla difficile sfida di rialzarsi dopo le ripetute interruzioni dei mercati indotte dalla pandemia”.