Autunno: la mazzata delle bollette, preludio al blackout?
Alcuni tra i lettori ricorderanno che verso la fine degli anni ’70 l’Italia affrontò per alcune settimane una grave crisi energetica, l’austerity. Durante quel periodo, a causa della guerra del petrolio, la benzina venne razionata e per molte domeniche fu vietato circolare in auto e durante la settimana si poteva circolare a targhe alterne. La benzina schizzo a prezzi per l’epoca esorbitanti, mettendo in ginocchio l’intera economia del Paese.
Oggi la storia sembra ripetersi, mutatis mutandis, con la crisi energetica determinata da fonti scarse ed economia in timida ripresa.
Questa volta non è la benzina a mancare, ma luce e gas.
Qualcuno prefigura stangata sulle bollette (previsione fin troppo facile purtroppo), case al buio e fabbriche ferme. Senza allarmismi eccessivi, il rischio di una stagione fredda difficile è concreto.
Il rincaro delle bollette è già stato oggetto di attenzione da parte del Governo che ha impegnato risorse importanti per calmierare il rialzo dei costi, ma non sufficienti per sterilizzare la crescente difficoltà di approvvigionamento e dunque di prezzo crescente.
Le stime sono pesanti: per la luce si parla di un rincaro che sfiorerà il 30%, per il gas il costo potrebbe aumentare del 15%. Aumenti destinati a mettere in crisi famiglie e imprese ancora alle prese con le difficoltà causate da 18 mesi di pandemia e il rischio di una crescita della povertà diffusa in quello che tradizionalmente chiamiamo ceto medio, la maggior parte degli italiani.
Arera (l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente)evidenzia le cause nella “straordinaria dinamica dei prezzi delle materie prime verso i massimi storici – ancora in forte crescita per la ripresa delle economie dopo i ribassi dovuti alla pandemia e le difficoltà nelle filiere di approvvigionamento – e le alte quotazioni dei permessi di emissione di CO2, che avrebbero portato ad un aumento superiore al 45% della bolletta dell’elettricità e di oltre il 30% di quella del gas”.
La situazione non coinvolge solo il nostro Paese: la Cina, ormai sempre più prossima a una crisi economica epocale, ha già programmato interruzioni nella distribuzione di energia che coinvolgerà famiglie e imprese. A causa del blocco forzato delle attività durante i blackout programmati le stime di crescita del PIL sono in brusca discesa, passando da 8,2% precedentemente stimato per il 2021 a un 5,5% per il 2022.
Nel paese asiatico il prezzo del carbone – fondamentale per la produzione di energia elettrica – ha raggiunto cifre record, al punto che la produzione di energia è diventata addirittura antieconomica e il blackout il minore dei mali, un paradosso.
Corriamo rischi simili anche in Italia? Forse è ancora presto per dirlo, ma di sicuro il fabbisogno espresso sul mercato dell’energia registra un forte aumento della domanda, che significa scarsità di risorse disponibili e prezzi destinati alle stelle.
Il freddo dello scorso inverno, infatti, ha quasi portato ad esaurire le scorte disponibili e le energie rinnovabili sono ancora troppo ridotte per soddisfare le richieste, complice anche una transizione energetica ancora ai primi passi.
Le conseguenze sono facilmente immaginabili: costo dell’energiaal rialzo, che farà a sua volta innalzare i prezzi dei prodotti, anche di quelli fondamentali come pane e pasta.
La situazione è davvero delicata e i rimedi possibili nel breve periodo sembrano portare verso una decisa riduzione del consumo di energia. Ecco perché il blackout non è impossibile anche da noi.
Senza addentrarci nei complicati calcoli delle voci che compongono l’addebito in bolletta, l’incremento di costo per una famiglia tipo italiana (genitori più 1 o 2 figli) è stimato pari a 630 euro annui per la luce e a 1.130 euro per il gas a partire dal prossimo inverno, rispettivamente di +30% e +15% rispetto al 2020, anno in cui la pandemia ha ridotto i consumi con la produzione ferma e di conseguenza il costo energetico è stato inferiore a quello del 2019.
Resta da augurarsi un inverno mite e una buona dose di maglioni, in attesa che lo sviluppo di reti e comunità energetiche possa restituirci maggiore serenità grazie all’autoproduzione e consumo di energia da fonti rinnovabili.
Pietro Broccanello