Fisco, Draghi: non c’è alcuna patrimoniale
Draghi cerca di porre fine alla polemica sulla riforma del catasto assicurando che non ci sarà alcuna patrimoniale né tanto meno un aumento delle tasse.
La riforma fiscale ha riacceso il dibattito interno alle forze della maggioranza. Nei mesi scorsi il premier Draghi aveva avvertito che la discussione su tale riforma sarebbe rimasta in stand by fino alle elezioni amministrative: ora il premier ha ripreso in mano il dossier. La legge delega in materia approvata dal governo è abbastanza generica e prende in esame la revisione dell’Ires, dell’Irap, la riduzione degli adempimenti per le aziende, la razionalizzazione dell’Iva, la riduzione e l’accorpamento delle aliquote attuali, un intervento sull’Irpef e altre misure. Ma il pomo della discordia è rappresentato dalla riforma del catasto.
Secondo il leader della Lega, Matteo Salvini, dietro questa riforma si nasconderebbe una vera e propria patrimoniale. Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, intervenuto in audizione alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, ha cercato di tranquillizzare le acque affermando che la revisione del catasto è “un esercizio di mappatura che sarà reso disponibile nel 2026 e che quindi non avrà alcun effetto immediato”. Lo scopo dunque è cercare di capire meglio la situazione immobiliare italiana.
Sull’argomento è intervenuto ieri anche Draghi che, durante una conferenza stampa dopo il vertice Ue-Balcani occidentali, ha assicurato che nella riforma del catasto non si annida alcuna patrimoniale: “È un’operazione di trasparenza – ha affermato il premier – Dura 5 anni. Sulle tasse la decisione ci sarà nel 2026”. Draghi ha anche risposto direttamente a chi accennava a una possibile crisi di governo in corso: “Il governo va avanti, l’azione dell’esecutivo non può seguire il calendario elettorale. Dobbiamo seguire il calendario negoziato con la Commissione Ue per il Pnrr”. Il premier dunque ribadisce che l’intenzione del governo non è quella di mettere le mani nelle tasche dei cittadini perché non si può rischiare di ostacolare la crescita con “attacchi fiscali”. L’azione dell’esecutivo è di altra natura e riguarda la volontà di verificare lo status quo che viene considerato obsoleto: “Perché nascondersi dietro l’opacità? Perché calcolare le tasse sulla base di cifre e numeri che non hanno senso visto che sono stati calcolati 20 anni fa” ha evidenziato Draghi.