RITORNA LA FIDUCIA, BALZO DEI CONSUMI
di Benito Sicchiero
L’enorme massa di denaro – a giugno 2021, 1.131 miliardi di euro, 64 miliardi in più rispetto a giugno 2020, Banca d’Italia – che le famiglie italiane, quelle che possono ovviamente, tengono depositati nei conti correnti delle banche nel timore del futuro si sta in parte mettendo in movimento per acquistare beni di consumo, come l’abbigliamento, o durevoli, come la casa. Lo afferma il secondo Rapporto Censis-Confimprese (con il contributo di Nhood) che fornisce interessanti dati oltre a suggerimenti per far sì che tale ‘cambiamento di rotta’ diventi permanente.
Nel secondo semestre del 2021, più 14,2 per cento di acquisti rispetto allo stesso periodo del 2020, pari a 33 miliardi di euro, nonostante un primo trimestre ancora con un segno meno, 5,5 per cento. La crescita a fine anno ammonterà a 60 miliardi in più rispetto allo scorso anno, con 9 miliardi di spesa in più in queste festività natalizie. Nel corso di quest’anno la spesa delle famiglie sfonderà il tetto di 1.000 miliardi, anche se non si è raggiunto il livello pre-Covid (1919): ci separa, rapportando i primi otto mesi, un meno 31,8 per cento.
Commenta il presidente di Assoedilizia e di Europe Asia Institute Europasia, Achille Colombo Clerici: “Dati e segnali positivi, certamente: speriamo non si tratti di un mero “rimbalzo tecnico”. Comunque riguarda prevalentemente i consumi interni. Il un vero rilancio economico passa attraverso la riconquista del turismo internazionale ed è l’obiettivo che il Paese deve porsi prioritariamente. Turisti stranieri vuol dire, oltre che consumi diretti, investimenti esteri: di portafoglio e IDE”.
Nel Report si legge che sono 4,5 milioni gli italiani che si accingono a spendere più di quanto facessero ante pandemia, con il 57,2% che ricomincerà a spostare soldi dal risparmio ai consumi. Lo faranno senza abbandonare l’e-commerce, abitudine ormai consolidata, in risposta al desiderio di muoversi maggiormente, di riscoprire lo shopping, il contatto umano del ‘negozio’, di cui il 64 per cento ha nostalgia: il 67 per cento delle donne e il 69,8 percento del le persone benestanti.
Afferma il presidente di Confimprese Mario Resca: “Il rilancio dei consumi è una priorità assoluta. La vendita al dettaglio è un motore dell’economia e un serbatoio occupazionale decisivo, per questo oggi affossare i consumi vuol dire affossare l’Italia e fiaccare la resistenza degli italiani, con rischi gravi per il nostro modello di vita. Supportare il retail in questa fase vuol dire rendere concreta la coesistenza tra tutela della salute e ordinaria vita quotidiana, puntando su un settore di imprese performanti e capaci di creare occupazione.”
Analizzando il complesso rapporto tra e-commerce e vendita al dettaglio – che sta pagando un pesante contributo alla pandemia (per citare, nella più lunga vetrina italiana, c.so Buenos Ayres di Milano, non si sono mai visti così tanti negozi chiusi) – gli esperti vedono nel rapporto commesso-cliente l’elemento principe per la sopravvivenza. Nel negozio si può stabilire un contatto umano che porta il cliente a spendere qualcosa in più che su Amazon – sul quale si è comunque prima informato – per avere la possibilità di essere consigliato e assistito, creando fiducia. Il commesso diventa quindi consulente, come tale va retribuito, e i luoghi fisici di vendita diventano anche luoghi di servizio.
Cosa ci si aspetta nel 2022? Innanzitutto un ritorno ai livelli di spesa del 2019, almeno, se non interverranno fattori interni (crisi di governo, ad esempio) o internazionali: con la previsione che fattori quali inflazione, costi delle materie prime, crisi energetica rientreranno nel giro di pochi mesi. L’Italia è la terza economia d’Europa, il suo peso anche politico si è molto accresciuto dai tempi non lontani in cui correva il rischio di diventare il secondo caso continentale dopo la Grecia.