A Dio a Luigi Amicone
Il fondatore del settimanale Tempi è scomparso improvvisamente a 65 anni per un infarto. Unanime il cordoglio nel mondo culturale e politico milanese. Le esequie giovedì alle 10.45 nel Duomo di Monza.
È lutto nel mondo del giornalismo e della politica milanese per l’improvvisa scomparsa di Luigi Amicone, fondatore del settimanale Tempi, colpito la notte scorsa da un arresto cardiocircolatorio a 65 anni appena compiuti.
Di origini abruzzesi, Amicone era nato a Milano il 4 ottobre del 1956 e fin da ragazzo aveva manifestato un vivace e appassionato interesse per gli avvenimenti del suo tempo. A 14 anni è uno studente all’istituto tecnico Molinari quando si avvicina al gruppo di Avanguardia Operaia, poi l’incontro con don Giorgio Pontiggia “il più viscerale, potente, gigantesco educatore che abbia mai conosciuto – ricorderà lui stesso nel 2019 in un’intervista al Corriere della Sera –. Una figura alla Guevara che mi porta a Cristo invece che alla rivoluzione proletaria”. Un incontro che segna il suo ingresso in Comunione e Liberazione e l’inizio di una storia di “movimento e umanità”, per usare le parole con cui ha descritto la sua vita Giuliano Ferrara, collega e alleato nella battaglia contro il referendum sulla legge 40 che li ha visti insieme a girare lungo lo Stivale per parlare di “fratello embrione, sorella verità” affermando con fermezza il no alla dittatura del relativismo.
Nel corso della sua attività giornalistica ha collaborato per tredici anni con il settimanale Il Sabato. Per la redazione Esteri ha seguito come inviato a Belfast la guerra civile tra cattolici e protestanti, da Beirut il conflitto tra Libano e Siria,per poi occuparsi della guerra tra serbi e croati. A sua firma le interviste ad alcuni dei protagonisti della caduta dei regimi comunisti nell’Europa dell’est, da lui documentata tra l’89 e il ’93. Senza dimenticare i reportage sul conflitto arabo-israeliano e sulle rivolte dei neri nei ghetti delle metropoli americane. È il 1994 quando, conclusa l’esperienza de Il Sabato, fonda il settimanale Tempi del quale è stato a lungo direttore. “Ancora ieri discutevamo con lui di un articolo da scrivere, di un intervento da pubblicare, di come commentare l’ultimo sviluppo di cronaca”, ricordano dalla redazione di Tempi colleghi e amici, ancora frastornati dalla notizia. “Che don Giussani, il suo amico e maestro, che aveva per lo spirito libero e gioviale di Amicone una predilezione – aggiungono nel messaggio di cordoglio -, ci guidi in questo momento di smarrimento, ricordandoci di confidare sempre in quel Destino al cui cospetto si trova ora il nostro carissimo amico Gigi”.
Le battaglie ideali che Amicone ha portato avanti in modo appassionato negli anni trovano naturale prosecuzione tra i banchi del Consiglio comunale di Milano, dove approda come consigliere forzista nel 2016. Candidato uscente in quest’ultima tornata elettorale, non è stato rieletto, pur ottenendo 605 preferenze. Quei “605 amici senza patria né traini elettorali”, così li aveva ringraziati pochi giorni dopo gli esiti delle urne milanesi, lanciando un monito che adesso suona come un compito affidato ai posteri attraverso le parole di Rebora: “Arrivederci e buon combattimento. Chiedono i tempi di agir forte nel Mondo”.
Unanime il cordoglio dal mondo politico. Dal presidente di Regione Lombardia al sindaco milanese Beppe Sala, sono in molti a ricordarne l’acume intellettuale e il pensiero appassionato. Cristina Rossello, deputata e commissario cittadino di Forza Italia del capoluogo lombardo ricorda Luigi Amicone con “grande amicizia e profonda stima, vivace intellettuale e acuto pensatore, fondatore di Tempi e generoso coinvolgente portatore di comuni ideali. Lascia un vuoto incolmabile in tutta la comunità di Forza Italia”. Numerosi anche i messaggi via social di diversi colleghi, tra cui Gad Lerner che ha twittato: “È stato per me un avversario appassionato ma gentile con il quale ci siamo sempre voluti bene. Lo piango insieme ai suoi familiari e alla sua comunità di fede”.
Don Julian Carron, guida del movimento di Comunione e Liberazione, nella lettera indirizzata alla moglie Annalena e ai 6 figli ha scritto: “Da quando Cristo lo afferrò, facendolo Suo attraverso l’incontro con don Giussani, Luigino non si è più strappato di dosso quel “fatto”; tutta la sua vita è trascorsa nel movimento, che ha seguito con ingenua baldanza e irruente passione – quanti dialoghi con lui mi costringevano a prendere più consapevolezza del “fatto” che ha preso anche me! -, e si compie ora nella gloria del Padre, in compagnia di don Giussani che lo ha tanto amato e di molti suoi e nostri amici. Finalmente la sua irrequietezza avrà trovato pace nell’abbraccio di Cristo vittorioso sulla morte”.
Le esequie saranno celebrate domani nel Duomo di Monza alle ore 10.45.
Micol Mulè