Rappresentanza e responsabilità.
Le recenti elezioni locali e gli eventi relativi alla questione della pandemia e dei suoi rimedi suggeriscono qualche riflessione più generale sul tema della democrazia, la forma di governo che i paesi occidentali hanno sviluppato e che con buone ragioni continuano a considerare lo strumento migliore (o comunque meno peggiore) rispetto agli altri che vengono oggi proposti nel mondo.
Diciamo subito per chiarezza che la parola democrazia da sola non specifica a sufficienza il modello politico nel quale riponiamo le nostre speranze. Dovremmo dire democrazia liberale e governante. Democrazia (o meglio ancorademocrazia rappresentativa), cioè un sistema che stabilisce il ruolo determinante dei cittadini (uguali quanto a dignità politica) nella scelta dei governanti (a tutti i livelli) e nell’indirizzare le scelte politiche. Liberale perché riconosce non solo i diritti delle maggioranze ma anche quelli delle minoranze e prevede un’articolata serie di strumenti istituzionali per garantirli. Governante perché prevede che (a tutti i livelli) le istituzioni democratiche di governo siano dotate di poteri e risorse adeguate per affrontareresponsabilmente i macro problemi di società complesse come le nostre e continuamente esposte alle tensioni di un mondo globalizzato. Se togliamo una sola di queste parole tutto l’edificio cade. Senza i caratteri propri della democrazia cadiamo in regimi oligarchici. Senza quelli del liberalismo politico e costituzionale approdiamo nei regimi autoritari e totalitari. Infine, senza adeguate capacità di governo avremo dei paesi alla mercé delle spinte delle forze sociali ed economiche interne e internazionali e, al limite, degli stati falliti. Basta guardarsi intorno nel mondo per trovare esempi lampanti di tutte queste degenerazioni.
Naturalmente nelle democrazie occidentali e in Italia, per quanto ci interessa qui, questi elementi del modello sono chiaramente incardinati nei testi costituzionali (nazionali e per i paesi membri dell’Unione anche nei trattati europei). Ma ritenere che ciò basti per tenere in vita questo modello sarebbe ingenuo. Le costituzioni sono realtà viva e non solo parole scritte sulla carta solo se le forze politiche, che operano sulla scena di un paese, non dimenticano che oltre a far valere i propri specifici orientamenti programmatici devono anche dare sostegno continuo a questi principi nella loro azione quotidiana. Senza andare troppo lontano, anche la realtà europea ci mostra che in determinati casi l’azione di forze politiche può snaturare dall’interno quei principi costituzionali e aprire serie falle nel modello di cui stiamo parlando.
Vale la pena ricordare questi temi generali nella politica italiana di oggi? Credo proprio di sì e che questo riferimento ci dia importanti criteri di giudizio per valutare le forze politiche attuali e la qualità della loro azione.
Intanto la presenza di forze, oggi per fortuna marginali, che negano con violenza i principi della democrazia e delliberalismo politico richiede a tutti i partiti una netta presa di distanza che elimini ogni area grigia di contiguità, ma anche di fare un uso corretto e non strumentale di parole come fascismo e antifascismo tanto per citarne alcune. L’abuso di certe etichette finisce a confondere pericoli reali e pericoli irreali e questo non serve.
Ma c’è dell’altro e qui sovente “casca l’asino”: mi riferisco al delicato rapporto tra democrazia e governo o in altri termini tra rappresentanza e responsabilità. E’ chiaro a tutti che la democrazia implica la rappresentanza, cioè l’essenziale funzione dei partiti e dei loro leader di farsi tramite delle domande ed esigenze dei cittadini. Abbiamo quindi bisogno di partiti popolari, radicati nel paese (e non solo nei talk show) e con l’orecchio attento ai problemi della gente. Ma, attenzione,di partiti che siano contemporaneamente ben consci delle esigenze di un governo responsabile. Sia che i partiti sostengano il governo in carica, sia che si collochinoall’opposizione ma si ritengano adatti a candidarsi in un prossimo governo, non possono dimenticarsi che il loro compito non è solo di rappresentare, ma anche di governare e soprattutto di governare responsabilmente, cioè per il bene del paese e non con risposte palliative ai problemi seri che si pongono in un dato momento.
Ne deriva una conseguenza fondamentale anche per lo svolgimento della funzione rappresentativa. Per un partito,che ambisce ad essere forza responsabile di governo,rappresentare non significa essere pedissequo portavoce delle espressioni di disagio che salgono dal paese, ma svolgere una essenziale funzione educativa nei confronti dei cittadini rappresentati. E questo si fa presentando agli elettori proposte capaci di guardare al domani e non solo all’oggi, correggendoanche in profondità le scelte sbagliate del passato, ed evitando di esser ostaggio di gruppi privilegiati o di minoranze che urlano. In questo modo gli elettori si troveranno di fronte a scelte virtuose per il paese e, come l’esperienza insegna,saranno anche disponibili ad affrontare i sacrifici necessari per il bene dei loro figli (come sanno fare i buoni padri e madri di famiglia a casa loro). Rappresentanza e responsabilità devono quindi camminare insieme.
Un paese come il nostro, che ha mostrato di saper fare importanti sacrifici per combattere una terribile pandemia, e che ha dato vita con la sua voglia di lavorare ad una inaspettatamente forte ripresa economica, merita allora una classe politica che non cerchi di inseguire facili ma effimeri consensi rincorrendo le paure e i risentimenti di minoranze e che invece sappia mettersi responsabilmente alla testa di un profondo processo di trasformazione che faccia dell’Italia un paese ricco di opportunità per le prossime generazioni.
E’ con questo metro che dovremo misurare nei prossimi mesi le proposte e le azioni di tutti i partiti. Ne va della salute di una vera democrazia liberale e governante.
Maurizio Cotta