Covid: Inghilterra pronta al piano B
Tornano a crescere i contagi in Uk e il premier Boris Johnson è sotto pressione per attuare il piano B
In Regno Unito la diffusione del coronavirus ha subito una nuova accelerazione e, sebbene si rimanga lontano dai numeri di inizio anno, il governo sta valutando se implementare il cosiddetto ‘piano B’. Al momento infatti l’Inghilterra non ha particolari misure restrittive in atto per contrastare la pandemia. Al contrario di Galles e Scozia, dove l’uso delle mascherine è obbligatorio nella maggior parte dei luoghi chiusi come i pub o per accedere a partite e spettacoli, in Inghilterra l’uso della mascherina non è obbligatorio (tranne che negli ospedali e nelle Rsa), non sono previste misure per il distanziamento sociale e già da tempo gli stadi hanno riaperto con la massima capienza.
Tuttavia negli ultimi giorni è stata toccata quota 50mila casi, con 1000 ricoveri e più di 130 morti al giorno. Numeri che stanno facendo riflettere anche il gabinetto guidato da Boris Johnson, da sempre uno dei fautori più convinti della non-necessità di misure particolarmente restrittive. Il premier britannico ha deciso di puntare tutto sulle vaccinazioni e sulla terza dose per i soggetti più fragili e non vuole sentire parlare di nuove restrizioni ma gli esperti monitorano la situazione e si preparano ad attuare un piano B. Tale piano prevede l’uso delle mascherine in alcuni ambienti, il passaporto vaccinale in luoghi considerati ad alto rischio e per tutti gli eventi pubblici dove si creano assembramenti e il ricorso allo smartworking.
Al momento Boris resiste alle pressioni per irrigidire le misure anti-covid ma la paura per una rapida recrudescenza dei contagi è forte soprattutto adesso che arriva l’inverno e altri Paesi con misure particolarmente ‘liberali’ stanno sperimentando nuove difficoltà. È il caso della Russia dove è stato registrato un nuovo record di contagi che hanno superato le 37mila unità e dove sono stati contati ben 1.069 morti nella giornata di domenica. Per questo motivo Mosca ha deciso di chiudere ‘per ferie’ diverse regioni a seconda della situazione locale: in alcune zone i giorni dal 30 ottobre al 7 novembre sono stati dichiarati ‘non lavorativi’ con decreto presidenziale.