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    Rapporto Caritas Ambrosiana: chi sono gli “impoveriti da Covid” del capoluogo lombardo

    Rapporto Caritas Ambrosiana: chi sono gli “impoveriti da Covid” del capoluogo lombardo
    Dalla fotografia dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse emerge il nuovo identikit dei bisognosi di assistenza: donne con figli a carico e lavoratori dei settori più colpiti dalla pandemia.
    Sono camerieri, cuochi, custodi di albergo, ma anche professionisti nei settori dello spettacolo e degli eventi o in quello di salute e benessere, i cosiddetti “impoveriti da Covid” che si sono aggiunti alla schiera dei poveri e delle persone in situazione di grave marginalità. È quanto emerge dall’ultimo rapporto della Caritas Ambrosiana che fotografa annualmente l’andamento della povertà all’interno del perimetro della Diocesi milanese attraverso l’analisi delle richieste pervenute ai Centri d’ascolto e ai servizi SAM, SILOE, SAI di Caritas Ambrosiana del territorio.
    Negli ultimi tre mesi del 2020, sono state 1.625 le persone che si sono rivolte per la prima volta ai Centri d’ascolto, pari al 15,7% sul totale dei 10.371 soggetti incontrati nel corso dell’intero anno. Un aumento significativo di donne e uomini che si sono trovati nella condizione di non essere più in grado di provvedere ai propri bisogni primari e che hanno chiesto aiuto alla Caritas per fare la spesa, pagare l’affitto o il mutuo oppure le bollette delle utenze domestiche. Effetto collaterale delle misure assunte per fronteggiare la crisi pandemica nel corso del 2020, con il blocco di numerose attività che ha determinato per molti la perdita di un lavoro, talvolta precario, o il mancato rinnovo di contratti a termine durante i periodi di lockdown.
    Tra loro molti giovani, ma soprattutto rileva la prevalenza della presenza femminile: il 61,8% delle persone mai incontrate prima è donna, spesso sola e con figli a carico. I nuovi poveri sono per il 41,2% italiani, percentuale vicina a quella del campione generale. Calano invece i disoccupati che si attestano al 39% contro il 56,7% dell’intero campione, segno che “gli impoveriti da Covid” sono in realtà persone che avevano un lavoro vero e proprio, sebbene mal pagato e al limite della sussistenza, motivo per cui quando è scattata la cassa integrazione – in moltissimi casi in ritardo – si sono ritrovate a non poter provvedere ai bisogni primari.
    È il caso di tanti lavoratori del settore della ristorazione e del comparto alberghiero, tra i più colpiti dagli effetti dell’emergenza sanitaria. O dei numerosi giovani che erano impiegati nelle palestre o nelle attività legate al mondo degli eventi. Poi c’è anche chi aveva perso il lavoro con la crisi del 2008 e da allora non è più riuscito a reinserirsi all’interno del circuito lavorativo “regolare”, ma nel frattempo riusciva a rimanere a galla con i lavori in nero o precari più disparati. Imbianchini all’occorrenza elettricisti, colf e badanti non in regola, tutte attività che la pandemia ha bloccato completamente ma che sono emerse nella loro incidenza anche in una città come Milano.  
    Persone comuni, che probabilmente mai avrebbero immaginato di dover un giorno aver bisogno di rivolgersi allo sportello Caritas per sopravvivere. Dei 1.625 che hanno chiesto aiuto per la prima volta ai Centri d’ascolto nel 2020, il 41% ha continuato a chiedere un sostegno anche nell’anno in corso. Tradotto, significa che 665 persone sono entrate a far parte del circuito di assistenza della Caritas come conseguenza dell’emergenza sanitaria, e qui vi sono rimasti.
    Cambia l’utenza dei Centri d’ascolto e di pari passo i bisogni e le richieste di chi vi si rivolge. Le persone richiedono prevalentemente beni materiali e servizi, sostegno personale, sussidi economici e lavoro, pari al 91,2% delle richieste sul totale, in crescita di quasi 6 punti percentuali rispetto al 2019. “L’aumento vorticoso delle richieste di aiuto alla Caritas Ambrosiana ha ridisegnato l’identikit dei bisognosi di assistenza, mettendo in piena luce il popolo che viveva nel retrobottega della Milano da vetrina dei successi e delle eccellenze – spiega Luciano Gualzetti, direttore Caritas Ambrosiana, nell’introduzione al rapporto -. Una Milano di cui siamo andati fieri e grazie alla quale aveva trovato cittadinanza anche l’altra, quella più fragile, che però ha risentito più duramente della crisi economica innescata dall’emergenza sanitaria. Occorre un’alleanza che insieme al terzo settore, le istituzioni, le imprese e le banche coinvolga anche gli ultimi. Perché è a partire da loro che capiamo che cosa veramente serva per cambiare le cose per tutti, nessuno escluso”.
    Micol Mulè

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