Covid: i contagi tornano a salire
Dopo la stagione dei vaccini e un’estate tutto sommato di “quasi normalità”, l’indice dei contagi monitorato nell’ultima settimana di ottobre desta qualche preoccupazione. I numeri tornano a salire un po’ dappertutto, ma in particolare in alcune zone del Paese si paventa un possibile ritorno delle restrizioni e delle zone colorate.
Alto Adige e Friuli guidano la triste classifica dei rialzi di casi positivi, rispettivamente con 150 e 130 casi ogni 100mila abitanti. E la vicina Austria ha già preallertato per un possibile ritorno in zona gialla o arancione se il trend venisse confermato nei prossimi giorni.
Il fattore che più preoccupa è innanzitutto determinato dalla pressione crescente sulle strutture ospedaliere che vanno verso la saturazione dei posti letto disponibili per i ricoveri.
Ecco spiegata la fretta con cui si vuole intervenire per il terzo richiamo vaccinale, il booster necessario a rinvigorire gli anticorpi e scongiurare un nuovo assalto ai pronto soccorso o peggio alle terapie intensive.
Per il momento nessuna zona è entrata in fascia di rischio, ma il trend va immediatamente fermato e, come abbiamo visto, solo il vaccino può darci risposte rassicuranti rispetto al rischio di ripresa della pandemia.
Pur lentamente, ma i numeri hanno ripreso a salire ed è bene non farsi trovare impreparati.
I posti letto Covid in area medica sono aumentati di 129 unità per un totale di 2.992 ricoverati. Le terapie intensive contano 21 posti letto in più occupati da pazienti Covid per un totale di 385. Ma il tetto di rischio è lontano ancora per quasi tutte le regioni.
Il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, ha lanciato un appello e anticipato la necessità di correre velocemente verso la somministrazione entro dicembre della terza dose.
Se per gli over 60 le attività sono già state avviate, occorre programmare le vaccinazioni alle categorie lavorative a rischio, come gli insegnanti e il personale sanitario e, sempre secondo le prime indicazioni dell’esecutivo, arrivare entro fine anno con la terza dose a tutti gli over 50.
Mentre si riorganizza la macchina sanitaria la raccomandazione è quella di cominciare a prenotarsi, per fasce di età, seguendo le indicazioni che man mano Speranza fornirà ai cittadini per il tramite delle Regioni.
Sicuramente il mondo scientifico darà a breve ulteriori elementi che, speriamo, non debbano diventare l’ennesimo canovaccio dei talk show televisivi o l’occasione per il virologo di turno di darsi notorietà sulle spalle dell’emergenza sanitaria. E soprattutto senza allarmismi sconsiderati, perché è ormai chiaro da tempo che con questa situazione dovremo conviverci molto a lungo.
Le regioni stanno cominciando a muoversi con maggiore o minore velocità, ma comunque la campagna per la terza dose è ufficialmente partita, tenendo conto che per chi è stato vaccinato oltre sei mesi fa la copertura antivirus deve essere ripotenziata.
Dal Piemonte alla Puglia le operazioni sono cominciate e i governanti confidano sul senso di responsabilità già dimostrato dagli italiani che in alcune regioni, come la Lombardia, hanno accettato quasi unanimemente di farsi vaccinare.
Anche AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco ha diramato alcuni bollettini che rassicurano sulle diverse tipologie di vaccino da utilizzare, in base ai farmaci già iniettati durante la prima campagna vaccinale.
Così, ad esempio, chi ha ricevuto la dose unica di Johnson&Johnson potrà vaccinarsi per il richiamo con Pfizer o Moderna passati sei mesi dalla iniezione monodose ricevuta nella scorsa primavera.
Al netto delle polemiche no vax i dati sono chiari e dicono che vaccinarsi è l’unica strada per continuare verso una ripresa della vita sociale ed economica. Nulla sarà più come prima, ma basta andare un po’ indietro nel tempo per ricordare che i vaccini contro tbc o poliomielite ci sono stati somministrati a scuola. E se possiamo raccontarlo oggi significa che questa è la strada da percorrere anche oggi.
Pietro Broccanello