Aumento inflazione, Lagarde (BCE): no a una stretta prematura della politica monetaria
Corre l’inflazione in Italia e nell’Eurozona ma la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, insiste: gli shock inflazionistici sono transitori, bisogna evitare un inasprimento prematuro.
Crescono le preoccupazioni per l’aumento dell’inflazione nell’Eurozona che a ottobre è arrivata a segnare un +4,1% su base annua. Ieri la n.1 della BCE, Christine Lagarde, è tornata sul tema in occasione del Congresso bancario europeo di Francoforte affermando che l’impennata dei prezzi al consumo è “dolorosa e sgradita” ma questo non comporterà un inasprimento prematuro della politica monetaria perché ciò danneggerebbe la ripresa in corso.
Secondo Lagarde “siamo ancora in una fase in cui l’economia si sta riaprendo e gli effetti della pandemia non sono ancora pienamente svaniti. In particolare l’aumento dei prezzi dell’energia e i colli di bottiglia nell’offerta stanno causando notevoli tensioni in alcuni settori”. Per la presidente della Banca centrale europea questo si riflette in alti tassi di inflazione i quali “dovrebbero aumentare ulteriormente fino alla fine dell’anno”. La domanda che i cittadini e mercati si pongo è quindi se tale pressione sui prezzi è temporanea oppure passeggera. Lagarde non ha dubbi: dal momento che “le forze della domanda nell’economia si rafforzano” le prospettive di inflazione a medio termine “sembrano migliori rispetto a prima della pandemia”.
Per queste ragioni la BCE non molla e insiste sulla necessità di essere persistenti sulla politica monetaria, evitando strette premature che rischierebbero di minare la ripresa in atto in un momento in cui il potere d’acquisto delle famiglie è già schiacciato dall’elevato costo delle bollette dell’energia e del petrolio. Al panel di Francoforte è intervenuto anche il presidente di Bnp Paribas, Jean Lemierre, secondo il quale l’attenzione non deve essere spostata verso l’inflazione perché il tema centrale è la crescita. Per Lemierre “i rischi sulle banche resteranno bassi e questo avverrà specialmente se avremo crescita: quello che ci serve è la crescita”. La Fed ha annunciato l’avvio del tapering senza provocare grandi scossoni sui mercati e ora tutti aspettano la mossa della Bce sul Pepp: “I mercati sono ovviamente impazienti, il programma è stato innovativo, credibile e ha avuto successo – ha spiegato Lemierre – La domanda è ora cosa facciamo dopo”.
Prima o poi comunque anche la Bce dovrà cominciare a ridurre il ritmo di acquisti di asset e questo potrebbe avere un impatto sullo spread Btp/Bund che, come riportano gli analisti di Citi, comincia già a essere influenzato dalla situazione politica italiana che si fa incerta. Gli occhi sono puntati sull’elezione del prossimo Presidente della Repubblica, a febbraio, e gli osservatori si interrogano sul destino di Mario Draghi: rimarrà premier fino al 2023 o finirà al Quirinale? Gli esperti di Citi prevedono che lo spread Btp/Bund si allargherà fino a 150 punti base l’anno prossmo, un livello che rischia di persistere per tutto il 2022.