Se a inizio anno la Commissione Europea aveva rivisto le stime di crescita del Pil italiano stimando un +0,3% per il 2020 e un +0,6% per il 2021, l’arrivo e la diffusione del coronavirus nel nostro paese hanno sconvolto tutto, facendo prevedere una recessione. In questo momento gli esperti stanno cercando di valutare l’impatto economico che potrebbe avere questo virus, un esercizio non facile visto data la scarsa prevedibilità delle dinamiche di contagio, ma una cosa è sicura: quest’anno sarà recession
Ad essere maggiormente colpite da questo virus sono le regioni che trainano l’Italia: la Lombardia da sola vale circa 380 miliardi di Pil, Veneto ed Emilia Romagna circa 160 miliardi per un totale di 700 miliardi pari al 40% del Pil. Poco tempo fa il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, aveva stimato un possibile impatto del 0,2% sul Pil a causa del coronavirus, simile alla stima della banca di investimenti Nomura che parlava di uno 0,1%. Tuttavia ora che abbiamo smesso di cercare il paziente zero e che l’obiettivo è quello di contenere il più possibile il virus che è già arrivato in altre regioni italiane, diversi studi hanno peggiorato le loro stime.
Se prima l’azienda di consulenza Prometeia aveva previsto per quest’anno un rialzo dello 0,1% per il primo trimestre, ora è passata a -0,3%. Il Cer di Roma ritiene che sia probabile una perdita di 4,7 miliardi, pari allo 0,2% che sale a -0,7% per gli investimenti. Altre analisi delineano scenari peggiori: Ref Ricerche ipotizza un range di recessione che va da -1% a -3% per il primo semestre del 2020 mentre Lc Macro Advisor stima probabile un crollo tra lo 0,5% e l’1% del Pil nel primo trimestre. Anche l’agenzia di rating Moody’s ha delineato uno scenario di recessione non solo per l’Italia, ma a livello globale. Una prospettiva che sarà particolarmente dura per il nostro paese a causa degli stretti margini di manovra in termini fiscali e monetari.
Diversi i settori colpiti, in particolare la manifattura italiana da cui dipende circa il 20% del Pil direttamente e il 60% indirettamente, a causa del calo delle esportazioni e al blocco della catena del valore globale. Anche a causa di alcuni momenti poco brillanti da parte della nostra classe politica nel gestire questa crisi, a rimetterci è stata fin da subito l’immagine del nostro paese che non ha trasmesso un messaggio rassicurante. Esemplificativo è il caso del Salone del Mobile che è stato saggiamente spostato a giugno per non perdere gli importanti espositori e buyers nazionali. Il Salone è una vetrina internazionale irrinunciabile per l’Italia: nel 2017 sono stati stimati introiti di 40 milioni per gli alberghi meneghini, 20 milioni in food e 22 in shopping anche grazie al Sempre FuoriSalone che ha coinvolto numerose attività collaterali alla fiera. Alla fine per l’intera regione lombarda l’indotto totale si aggira attorno ai 220 milioni di euro, il 90% del quale prodotto da clientela straniera. Quest’anno tocca far di necessità virtù, augurandoci di tornare il prima possibile al normale corso degli affari.
Simone Fausti