Violenza sulle donne, perché?
Il punto di vista.
Quando nel 1999 l’Assemblea generale dell’ONU ha fissato al 25 novembre la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, avevamo preso coscienza tutti che esisteva un problema sociale grave a cui bisogna porre mano. I dati degli omicidi in Italia, da allora, con una prima rilevazione al 2002, si attestano su una media dell’0,5% della popolazione femminile totale , ovvero circa 150/200 donne l’anno. Ma il vero dato è che essi si consumano per l’88% all’interno della relazione affettiva con il partner; ovvero, l’omicida è dentro il tuo nucleo familiare. Quando abbiamo smesso di educare i nostri giovani maschi a relazionarsi con educazione e rispetto verso le loro compagne? E la domanda va rivolta a noi tutti, non solo alle madri che hanno svolto e svolgono i maggiori compiti parentali tra i quali l’educazione ma soprattutto ai padri perché essi, sembra evidente, hanno abbandonato l’idea di essere un modello di riferimento nella crescita dei figli, a favore di un errato ruolo di padre/amico che ha prodotto i risultati che vediamo oggi nei giovani maschi: difficoltà di relazionarsi, assenza di regole di comportamento, modalità bullismo diffusa. Ma in questo quadro vanno inserite anche le giovani donne cheormai libere anch’esse di un modello di riferimento familiare (un padre debole/assente fa male pure alle bambine) regola su prevaricazione, violenza, indifferenza la propria vita sentimentalee relazionale Perché la giornata celebrativa appena trascorsa non vada persa nella coscienza di tutti noi come un giorno qualunque la domanda “ma noi ci siamo per i nostri figli? “ va rivolta a noi padri e madri ma anche alla scuola in tutto il percorso dalla scuola per l’infanzia alle secondarie, e non trascurerei l’ipotesi anche universitaria.
Elisabetta Caponi Campus
Presidente Associazione Giustizia e civiltà solidale
Centro Studi Popolari Europei.