sabato, Novembre 23, 2024
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    Una speranza chiamata Cartabia

    Una speranza chiamata Cartabia
    Sulle pagine virtuali di questo giornale non abbiamo mai nascosto che una donna al Quirinale sia uno dei temi che la politica dovrà porsi a febbraio. E abbiamo cercato di farlo sottolineando che la questione non è il sesso, una malintesa parità di genere nelle istituzioni apicali come risarcimento per secoli di mancata uguaglianza o una battaglia di bandiera fuori tempo massimo. Il tema è più profondo e riguarda una opportunità storica: stavolta c’è un nome di donna che ha concrete chance e incarna alla perfezione ciò che la realtà ci chiede. Marta Cartabia.
    Un passo indietro. Silvio Berlusconi sarebbe sicuramente un ottimo presidente della Repubblica ed incarnerebbe quel giusto riconoscimento dovuto a tutte le vittime del sistema che ne ha portato la condanna. Sappiamo bene, però, che le probabilità di un candidato di bandiera, qualsiasi candidato di bandiera, sono molto poche. E allora, in luogo dei sogni, dobbiamo affidarci alle indicazioni che ci arrivano dalla realtà. Il prossimo Presidente, a tutta evidenza, dovrà avere alcune caratteristiche: dovrà essere frutto e farsi portatore di una mediazione terapeutica per il paese, dovrà riportare lentamente la Presidenza nell’alveo che i Padri Costituenti avevano immaginato e da cui negli ultimi venti anni è spesso uscita, dovrà essere custode dell’ordine costituzionale, della sovranità nazionale e contemporaneamente farsi garante del nostro ruolo europeo.
    È una sfida titanica che solo poche figure possono affrontare in questo contesto. Il ministro Cartabia è sicuramente tra queste. E non è solo tra loro, ma si colloca in prima fila. Il suo capolavoro è stato la riforma del processo penale, che ha riportato l’Italia nel novero delle nazioni civili evitando lo scenario del “fine processo mai”. E c’è riuscita facendola votare anche ai Grillini, dimostrando di essere in grado di gestire dossier deflagranti. Spesso si dimentica, infatti, che sulla prescrizione cadde il Conte 2, tra le altre cose. La riforma del processo civile, altro successo del ministro, arriva dopo decenni di dibattito e sta procedendo spedita alla definitiva entrata in vigore, decreti inclusi.
    Poi c’è la questione più delicata del ruolo del Presidente della Repubblica. Chi scrive non ha nulla contro il Presidenzialismo. Anzi. Ma non si può, in politica, puntare a qualcosa di giusto passando per vie tortuose e francamente difficilmente accettabili. Il risultato sarebbe ben al di sotto delle aspettative e molto a ovest dell’accettabile. Se qualcuno sogna un Presidente che sia anche l’ombra del Governo secondo me sbaglia. Quello che ci serve è una figura che riporti la Presidenza della Repubblica alle funzioni originali: il notaio dello stato. Il notaio è una figura ingiustamente bistrattata nell’immaginario collettivo. Innanzitutto non è affatto un convitato di pietra e non è nemmeno passivo. Assolve alla fondamentale funzione di assicurare la legalità dell’atto che si forma davanti a lui. Evita gli errori, scopre i difetti occulti. È una funzione insostituibile nell’ordinamento. Una funzione troppo trascurata negli ultimi 20 anni dalle parti del Quirinale, dove, in campo, al posto dell’arbitro, c’è stato un ventitreesimo giocatore in molte occasioni. Un giocatore spesso buono e saggio. Ma sempre un giocatore di troppo.
    In ultimo, il PNRR avrà anche una faccia oscura da affrontare nei prossimi sette anni: la sua restituzione. Il 60%, infatti, del denaro ottenuto è un prestito. E ci vorrà la barra ferma per consentire una navigazione serena tra gli obblighi, i doveri e gli interessi della nazione. Una barra che non dovrà essere puntata dal Presidente della Repubblica, ma che da lui o lei andrà tenuta salda. Per impedire che l’Italia ritorni vascello senza nocchiero in mari tempestosi. Tutte queste caratteristiche non appartengono a Mario Draghi, che sul Colle più alto sarebbe malamente sprecato. Ma si attagliano perfettamente al ministro Cartabia.
    Non è, quindi, ora di una donna presidente per barrare una casella e piantare una bandierina. È ora di Marta Cartabia Presidente per l’onore, il futuro e il bene della Nazione.

     

    Luca Rampazzo

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