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    Decontribuzione: si discute ancora

    Decontribuzione: si discute ancora
    La parola fine sul tema decontribuzione non è ancora arrivata: dopo le discussioni al tavolo tecnico della cabina di regia delle principali sigle sindacali e lo smarcamento della CISL, la palla passa nuovamente a Draghi
    Il Governo, infatti, sta limando le ultime proposte per garantire ai redditi fino a 35 mila euro una sorta di una tantum per il 2022, per un costo stimato di circa 1,5 miliardi.
    L’ipotesi di questo piccolo ristorno per la classe media è legataalla evidente difficoltà che il vecchio ceto medio sia pericolosamente scivolato verso la soglia della povertà. Una platea decisamente ampiamente maggioritaria, trattandosi di circa 35 milioni di lavoratori interessati al bonus.
    Anche per questa misura sono previste delle fasce in base al reddito, ma la soluzione per ora è ancora lontana dal trovare il placet di tutti.
    Secondo le prime simulazioni ed ipotesi, il risparmio sugli oneri annuali è compreso in una forbice tra i 64 e i 280 euro lordi annui, ipotizzando un reddito compreso tra 8.000 e 35.000 euro lordi annui.
    Sicuramente la misura non cambia la vita a nessuno e suona come un piccolo contentino che difficilmente verrà ricordato per gli effetti attesi.
    Nonostante la sua esiguità procapite, la proposta è ancora oggetto di contrattazione al tavolo con le parti sociali che stanno avanzando anche altre ipotesi di scorrimento delle fasce, puntando più decisamente sui redditi più bassi e su un beneficio decontributivo maggiore.
    Il dialogo con i sindacati prosegue. L’ultima riunione del Consiglio dei ministri è stata anticipata da un colloquio telefonico del premier Mario Draghi con i leader di Cgil, Cisl e Uil, rispettivamente Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri.
    Tema della conversazione è la proposta di congelare i vantaggi fiscali – frutto della rimodulazione delle aliquote e dell’operazione sulle detrazioni – per i redditi oltre i 75mila euro per reperire 250 milioni (da aggiungere ai 500 milioni) per sterilizzare il caro bollette. Ma l’idea pare non sia destinata a sortire successo e probabilmente verrà ritirata.
    L’operazione una tantum sulle detrazioni è frutto dei risparmi nel 2022 a seguito della rimodulazione delle aliquote Irpef.
    Il pacchetto complessivo ammonta a circa 8 miliardi di euro che i sindacati confederati vorrebbero tutti destinati alla riduzione delle imposte fiscali dei lavoratori subordinati e dei pensionati.
    Ma questo imporrebbe un netto dietrofront sulla riduzione delle fasce Irpef e il Governo non sembra per nulla intenzionato a rivedere la propria misura fiscale.
    Tutti, sindacati compresi plaudono al Governo per la capacità di dialogo, la sensibilità sociale, eccetera, fino a quando però le misure riguardano altre categorie e non quelle direttamente legate alle sigle sindacali. Ma non è mai detta l’ultima parola.
    Pietro Broccanello

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