Covid: vaccini anche di notte per scongiurare altre restrizioni
Con l’ondata della variante Omicron il contagio della pandemia da covid è tornato drammaticamente d’attualità: se grazie al vaccino la mortalità è in gran parte scongiurata, il rischio di un nuovo lockdown se dovessimo tornare in zona arancione ci riporterebbe indietro di quasi due anni, con conseguenze drammatiche sul piano sociale ed economico.
Per evitare questa minaccia, la regione Lombardia sta spingendo a tutta forza sulla diffusione capillare dei vaccini, per i quali è stato predisposto un hub vaccinale che resterà aperto anche di notte, come annunciato nella giornata di ieri dal coordinatore Guido Bertolaso.
L’altra determinazione avviata con un giorno di anticipo sulle previsioni è la possibilità di vaccinare anche i ragazzi tra i 12 e i 15 anni, ben sapendo quanto il rischio contagio dilaghi all’interno delle scuole.
Del resto, i dati sono chiari e inequivocabili: su 238 pazienti in terapia intensiva il 70% è costituito da persone che non hanno effettuato nessuna vaccinazione.
Il dato, oltre a confermare l’efficacia dei vaccini, fa riflettere sul fatto che se non ci fossero obiettori ai vaccini non solo la Lombardia, ma tutta Italia sarebbe comunque in zona bianca, visto che la variante attuale è molto aggressiva in termini di contagio, ma poco pericolosa per quanto riguarda i sintomi.
La spinta ulteriore della Lombardia è in linea di continuità dall’inizio della stagione vaccinale; alla ripresa dopo le festività natalizie e – soprattutto – alla riapertura delle scuole la sanità lombarda accelera nella battaglia vaccinale antiCovid per evitare un declassamento che porterebbe nuove pesanti restrizioni.
Si è così pensato di ampliare alle ore notturne la fascia già di per sé ampia di somministrazione dei vaccini. Come annunciato da Bertolaso, si parte con l’hub di Sesto San Giovanni che per tutto il mese di gennaio resterà aperto anche al venerdì notte “per agevolare la nuova categoria che ha l’obbligo di prenotazione, ossia quella degli over 50″. Per ora quella di Sesto è una prima sperimentazione che potrebbe essere estesa ulteriormente “se ci sarà disponibilità di personale e richiesta”.
Per i no vax un aut aut che darà loro tempo fino al 31 gennaio di mettersi in regola, per lo meno con una dose, onde evitare restrizioni come la sospensione dal lavoro, a partire dal prossimo 15 febbraio.
La crescita dei ricoveri è molto evidente: il 27,6% dei posti letto in area medica, pari a 2.887 persone e il 15,9% di posti in terapia intensiva (244 pazienti) rappresentano un livello ancora sostenibile ma che va monitorato attentamente, per evitare nuovi lockdown. La colorazione delle regioni, infatti, dipende non solo dal numero dei contagi, ma soprattutto dalla percentuale di posti letto occupati rispetto al totale disponibile. La zona arancione scatterebbe in Lombardia con 3.137 ricoverati in area medica e 306 in terapia intensiva. Manca poco, e proprio per questo bisogna correre ai ripari con la somministraizone vaccinale, ad oggi unico efficace rimedio sanitario contro la pandemia.
Non a caso sempre Bertolaso ha fatto presente che la curva dei contagi rallenta man mano che si potenzia il numero di dosi vaccinali somministrate quotidianamente, a testimonianza dell’importanza vitale della vaccinazione.
L’ultima fotografia agli ospedali lombardi, datata 8 gennaio, dice che su 238 ricoverati, 154 sono non vaccinati, a fronte di 84 immunizzati. Tradotto: due su tre (65%) non hanno ricevuto neppure la prima dose; se aggiungiamo che solo il 6,7% dei lombardi con più di 12 anni d’età non è vaccinato, la percentuale assume dimensioni ancor più rilevanti.
Anche la gravità delle persone contagiate va nella stessa direzione: i casi di polmonite per i quali si rende necessario il supporto respiratorio esterno, colpiscono quasi esclusivamente persone non vaccinate.
Pietro Broccanello