La Social Insurance Axieme e il suo impatto positivo sulla società
Il 6 gennaio scorso la Social Insurance (nata a Torino) Axieme ha versato il Giveback che i clienti hanno deciso di donare alle no-profit di loro scelta. La startup è la prima e attualmente unica realtà del settore assicurativo ad aver introdotto in Italia il Giveback, ovvero il sistema di rimborso che premia gli assicurati che non aprono sinistri con una logica molto semplice “minori sinistri = maggiore Giveback”.
Questo modello di business, già presente a livello mondiale e promosso da altre startup in altri paesi, è denominato Social Insurance perché dà la possibilità ai propri clienti assicurati di avere un doppio impatto sociale: come membri della community Axieme, l’importo del Giveback di tutti dipende dal comportamento di ciascuno; se ci si comporta in modo da ridurre il numero di sinistri da pagare, il disavanzo che potrà essere redistribuito a tutti alla fine dell’anno sarà maggiore; come membri della società, anziché riscuotere il proprio Giveback, il cliente può scegliere di devolverlo ad un’associazione no-profit per aiutare chi è in difficoltà.
Nei casi in cui il cliente decida di avere un impatto positivo sulla società, Axieme contribuisce poi incrementando con un ulteriore 50% l’importo del Giveback del cliente per aumentare l’impatto sociale. Nel 2021, tra le realtà che hanno ricevuto il contributo di Axieme, figurano il Banco Alimentare, la Onlus Casa Giglio, il progetto Salute al Maschile di Fondazione Umberto Veronesi, il Banco Italiano Zoologico, l’associazione Genitori Adulti e Fanciulli con Handicap e Strange For Life.
L’impatto sociale di Axieme non si limita però alle sole donazioni, infatti l’azienda può essere considerata anche ad impatto ecologico “negativo”, dato che non solo non utilizzata carta (piattaforma digitale che opera in modalità paperless) e tutti i suoi dipendenti lavorano completamente in smart-working riducendo le emissioni dovute agli spostamenti, ma vengono piantati mensilmente un numero di alberi tale da compensare le emissioni Co2 della piattaforma. Un modello quindi che nel suo complesso supporta quotidianamente più di uno degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile 2030 identificati dall’Onu.