Assegno unico universale: è boom di domande
Sono quasi 500 mila le domande presentate, per lo più autonomamente e online, dai cittadini per ottenere il nuovo assegno unico universale per i figli a carico. Il nuovo strumento, come noto, sostituisce tutti i vecchi assegni familiari e raggruppa in un unico strumento gli assegni che i genitori aventi diritto percepiscono direttamente in busta paga.
La nuova misura di sostegno prevede l’erogazione di importi compresi tra i 50 e i 175 euro al mese per ciascun figlio a carico presente nella dichiarazione dei redditi.
Le richieste per l’assegno universale inviate a 15 giorni dall’apertura delle prenotazioni riguardano circa 785 mila figli; parallelamente, i Caf fanno registrare oltre un milione di pratiche Isee in fase di elaborazione, più del doppio rispetto a quelle gestite nel 2021.
L’accesso alla piattaforma online per entrare nel sito dell’Inps è stato programmato per raggiungere oltre 7 milioni di famiglie che potranno fare domanda entro fine febbraio al fine di ottenere il sussidio già nella busta paga di marzo.
Del resto era prevedibile la partenza con l’acceleratore a manetta, visto che contemporaneamente all’ingresso del nuovo strumento genitoriale verranno aboliti dalla busta paga i vecchi assegni e le detrazioni per i figli a carico minori di 21 anni.
Il fai da te però potrebbe nascondere qualche rischio come, ad esempio, la compilazione della domanda senza aggiornamento dell’Isee, che comporterebbe in automatico il diritto al valore minimo di 50 euro del sussidio universale, in quanto non legato ai parametri reddituali dichiarati con l’Isee, grazie ai quali fino a 40.000 euro spetterebbero importi superiori.
Rimangono alcuni dubbi interpretativi che le circolari esplicative sinora emesse dall’ente di previdenza non chiariscono. E’ il caso delle coppie separate e della ripartizione del beneficio spettante a ciascun genitore in base alla quota di affidamento del figlio a carico.
Altro fattore su cui servirà tempo per chiarire i dubbi attuali riguarda il requisito della residenza in Italia e l’accesso al beneficio da parte di italiani all’estero temporaneamente per motivi di lavoro.
Ulteriore dubbio permane per i figli maggiorenni che dichiarino un reddito inferiore a 8mila euro: l’annualità, in questo caso è da riferirsi al 2021 oppure no?
Come spesso accade in questo genere di novità che vanno a sostituire meccanismi complessi e stratificati nel tempo, ci vorrà tempo per dirimere tutti i dubbi che ad oggi le faq già pubblicate dall’Inps non chiariscono o non contemplano ancora.
Nel caso di affido condiviso, la domanda va presentata solo da uno dei due genitori avente potestà. Cosa succede se entrambi i genitori presentino la domanda per lo stesso figlio, cioè stesso codice fiscale, non è dato sapere: il sistema è programmato per riconoscere il “doppione”?
Se, ad esempio i genitori non sono consenzienti potrebbe accadere che un genitore faccia richiesta del 100% di assegno e l’altro per il 50%: in tal caso come si comporterà l’ente erogatore? E’ prevedibile che sorgano conflitti, richieste di rimborso o correzioni successive all’invio della domanda, ma queste cose le scopriremo soltanto vivendo…
Altro capitolo delicato riguarda l’omessa comunicazione di variazione del nucleo familiare successivamente all’invio della domanda: ad oggi pare non siano previste sanzioni, anche in relazioni a casi in cui risulta già difficile definire con esattezza la composizione di un nucleo familiare ai fini Isee.
Come sappiamo, infatti, l’indicatore reddituale prende in considerazione la situazione patrimoniale relativa a due anni precedenti quello della dichiarazione: di fronte a variazioni nella composizione del nucleo è necessario a rigor di logica modificare la DSU richiedendo l’isee corrente, quello che attesta lo stato patrimoniale all’atto della domanda e non ai due anni precedenti.
E’ comprensibile prevedere una fase di assestamento e di relativa incertezza determinata da una novità così impattante, sperando che gli incroci dei dati residenti nelle banche dati ministeriali possano quanto prima consentire la corretta ripartizione di quanto effettivamente spettante a ciascun nucleo familiare. In situazioni come questa 50 euro in più o in meno possono fare la differenza.
Pietro Broccanello