domenica, Novembre 24, 2024
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    QUIRINALE, LE SCHEDE BIANCHE ANCORA PROTAGONISTE, MA DA DOMANI IL QUORUM SCENDE. E SPUNTA L’IPOTESI CASELLATI

    QUIRINALE, LE SCHEDE BIANCHE ANCORA PROTAGONISTE, MA DA DOMANI IL QUORUM SCENDE. E SPUNTA LIPOTESI CASELLATI
    Al terzo giorno di votazione per lelezione del nuovo Presidente della Repubblica a farla da protagonista sono ancora le schede bianche, ma qualcosa sembra muoversi, anche per il fatto che da domani il quorum si abbassa.
    Siamo giunti alla terza votazione a Montecitorio per lelezione del nuovo Capo dello Stato e la terza chiamata alle urne vede ancora una maggioranza di schede bianche, ma si tratta dellultima votazione con il quorum fissato a due terzi degli aventi diritto; da oggi per eleggere il nuovo inquilino del Quirinale basterà la maggioranza assoluta della metà più uno degli elettori. Qualcosa però si è mosso: le schede bianche sono state 412, contro le 672 di lunedì e le 527 di martedì. La coalizione di centrodestra, che nel pomeriggio di martedì aveva proposto una rosa di tre nomi – Letizia Moratti, Marcello Pera e Carlo Nordio – sembrava aver dato indicazioni ai propri delegati di optare ancora per la scheda bianca visto il mancato accordo con gli altri partiti in Parlamento, ma Fratelli dItalia si è presto smarcato dalla strategia degli alleati, dirottandosi su Guido Crosetto. Il fondatore di FdI ha raccolto 114 preferenze che rappresentano senzaltro un dato politico, considerando che il partito di Giorgia Meloni vanta non più di 63 grandi elettori, tra senatori, deputati e delegati regionali.
    La stessa indicazione di rimanere sulla scheda bianca è giunta anche dallalleanza del centrosinistra, che non ha dato altre indicazioni ai propri grandi elettori. Ancora un momento di stallo, dunque, visto che il segretario del PD Enrico Letta si è detto contrario ad appoggiare qualsiasi nome proposto dal centrodestra, poiché ritenute, le figure indicate, troppo rappresentative di una certa parte politica. Allo stesso modo si è espressa Laura Boldrini, Presidente della Camera nella passata legislatura: Non sono questi i nomi sui quali è possibile trovare un accordoha dichiarato la deputata del PD, Servono figure super partes senza una connotazione politica marcata. Non accetteremo nomi di partito o di area, la figura del Presidente della Repubblica deve essere di garanzia per tutti. Ed è dallo stesso Letta che sarebbe pervenuta la richiesta di chiudersi in una stanza con i rappresentanti degli altri partiti, ed uscirne solo con un nome in mano.  Vedo tutti, ma basta vetiha risposto Matteo Salvini, Siamo sempre stati pronti al dialogo ma ci siamo solo sentiti dire di no. E non è una mancanza di rispetto da parte del centrodestra quella di proporre una rosa di nomi, dopo che siamo legittimati dalla maggioranza relativa in Parlamento. A maggior ragione se sono trentanni che il Presidente della Repubblica è scelto dalla sinistra. Per ogni proposta Letta sa solamente dire di no.
    E tra uno scontro e laltro, il nome più votato ieri, con 125 preferenze, è stato quello di Sergio Mattarella. Sono molti infatti quelli che vorrebbero il Presidente uscente ancora al Quirinale, almeno per un altro anno, fino cioè alla conclusione della legislatura. A quel punto si potrebbe tornare a convergere su Draghi, essendo verosimilmente conclusa lesperienza di Governo dellex Bce. Ma questa ipotesi appare percorribile solo se si arriverà ad unimpasse drammatica, dalla quale siamo ancora, fortunatamente, lontani. Scegliere oggi Draghi come Capo dello Stato – ipotesi che sembrerebbe ormai avallata solamente da Conte e i 5 Stelle – vorrebbe dire mettere in discussione il Governo e necessariamente trovare una nuova figura sulla quale far convergere i partiti. Unoperazione questa, che pare ben più complessa e delicata rispetto alla possibilità di trovare un altro nome per il Quirinale. Soprattutto perché in ballo c’è lattuazione del PNRR, e il Parlamento non può permettersi una situazione di stallo sullattuazione delle riforme: se non si rispettano le scadenze richieste vorrebbe dire perdere i fondi di Bruxelles.
    Nel marasma dellultima giornata politica ha però iniziato a prendere prepotentemente quota il nome di Elisabetta Alberti Casellati, che con la quarta votazione e il quorum ridotto a 505, avrebbe la possibilità di spuntarla e divenire la prima donna Presidente. Sommando i voti di Forza Italia, Fratelli dItalia, Lega, Coraggio Italia e i delegati regionali di centrodestra si sfiorerebbe infatti la soglia necessaria, disponendo gli alleati di ben 450 voti utili. Se poi aggiungiamo un centinaio di presunti grandi elettori 5 Stelle pro-Casellati, che non vorrebbero appiattirsi sul nome di Draghi, ecco che il quorum richiesto sarebbe ampiamente superato. Già, perché non dimentichiamoci che il nome della Casellati ha già affrontato con successo la conta dei voti: era il 2018 quando proprio in virtù di un accordo tra centrodestra e una parte del Movimento, si addivenì allelezione della senatrice di Forza Italia quale Presidente del Senato. Sarebbe uno sgarbo istituzionale candidare la Casellatiha però subito commentato Giuseppe Conte, leader dei 5 Stelle, Ci confronteremo con la coalizione e con le altre forze di centrodestra ma aspettiamo a fare valutazioni. La Casellati è prima di tutto la Presidente del Senato, e metterla in gioco in questo modo rappresenterebbe un errore.
    Ancora in lizza resta infine Pierferdinando Casini, che ha raccolto 52 preferenze e potrebbe tornare al centro della partita. Partita che, per lex segretario dellUDC riguarderebbe anche palazzo Chigi, perché secondo gli ultimi rumor si starebbe paventando la possibilità di affidare il Governo a Casini dopo aver eletto Draghi al Quirinale.
    In questa situazione di stallo apparente, non è da sottovalutare il rischio che lemergere di una maggioranza blitz per lelezione del Capo dello Stato possa provocare una forse insanabile crisi di Governo. Un concetto ribadito a più riprese sia dal PD che dal Movimento 5 Stelle. Per ultimo proprio Luigi Di Maio: O si trova un nome condiviso, o la maggioranza salta.
    Resta ancora tutto aperto.
    Andrea Valsecchi

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