La crescita economica in Europa frenata dall’aumento dei prezzi
La ripresa post Covid è partita con numeri incoraggianti, ma il costo dell’energia e della logistica hanno segnato un’impennata che ha fatto lievitare il costo delle materie prime con l’inevitabile rallentamento determinato dal conseguente aumento dei prezzi di tutti i prodotti sul mercato.
Se benzina e bollette sono alle stelle come i prodotti di largo consumo, da Bruxelles gli esperti rimangono ottimisti rispetto al fatto che si tratti di una situazione temporanea destinata a migliorare.
Le conseguenze geopolitiche relative alla guerra dei prezzi energetici che stanno condizionando il mercato globale sono difficili da prevedere, ma intanto è utile concentrarsi sulle prospettive di ripresa economica nel medio periodo.
Gli esperti dell’Unione Europea evidenziano una ripresa che avrà i suoi massimi nel prossimo anno e segnalano una previsione per l’Italia di un trend positivo che si attesta intorno al 4,1% nel 2022 e al 2,3% per il 2023.
Le aspettative sono tutto sommato rosee e la crescita anche per il nostro Paese dovrebbe continuare a mantenersi su ritmi sostenuti.
Rimane un’ombra di incertezza determinata da fattori economici, come il tasso d’inflazione da tenere monitorato, e dal posizionamento politico dei vari blocchi geografici Usa, Russia e Cina in particolare, le cui strategie potrebbero influenzare negativamente le attese e le stime economiche.
La variabile pandemia sembra non destare più grande preoccupazione, dopo l’effetto Omicron che ha condizionato la produzione, la quale ha subito un andamento a corrente alternata, ma che ora è pronta a riprendere a correre.
La Commissione Europea pone grande attenzione al rischio inflazione il cui effetto è direttamente legato all’aumento dei prezzi al consumo. Per l’anno in corso gli indicatori dell’UE evidenziano un aumento dei prezzi al consumo pari al 3,5%, un punto in più rispetto al 2021 (+2,6%), ma dovrebbero calare nel 2023 di circa un punto e mezzo.
Per contenere il rischio inflazione si è mossa anche la BCE che per ora non prevede azioni di stretta monetaria, anche se il dibattito con le banche centrali dei vari paesi europei è molto acceso proprio in base alle soggettive valutazioni dei rischi e delle opportunità su cui ognuno avanza ipotesi non sempre allineate.
L’economia del Vecchio Continente, pur con questa frenata, continua ad avere un trend virtuoso che prevede un’espansione economica dell’area Euro pari al 4% nel 2022 (leggermente al ribasso rispetto al 4,3% previsto lo scorso autunno) e al 2,7% nel 2023 (stima più ottimistica rispetto al 2,4%).
L’Italia sembra allinearsi all’andamento europeo del biennio in corso grazie anche a una relativa stabilità del costo del lavoro, da sempre nostro tallone d’Achille, in virtù del rinnovo contrattuale in ambito manifatturiero già avvenuto in gran parte dei CCNL di categoria.
Anche l’inflazione dovrebbe mantenersi in linea con gli altri paesi e attestarsi al 3,8% nel 2022 per poi scendere al 1,6% nel prossimo anno.
Si tratta di una previsione leggermente al ribasso rispetto alle proiezioni d’autunno e sulla quale incombono anche per noi i rischi derivanti dagli equilibri politici, in particolare dai rapporti con l’Est europeo e la Cina.
Sul fronte interno la situazione viene monitorata dal Governo e dalle forze politiche che invocano a gran voce l’introduzione veloce di misure di contrasto al caro energia, fattore che a cascata influenza in modo decisivo l’andamento della nostra economia e la vita delle famiglie messe a dura prova ormai da troppo tempo.
Pietro Broccanello