Caro energia, la carta del Pitesai per contrastare l’emergenza
Anche la Lombardia farà la sua parte con i suoi 9 pozzi attivi nella bassa padana e i giacimenti inattivi riconvertiti in centri di stoccaggio.
L’impatto del caro energia per le imprese si sta manifestando in tutta la sua forza, costringendo alla chiusura alcune aziende di servizi e mettendo in ginocchio numerose attività ad alto consumo energetico che si sono viste lievitare ultimamente i costi in bolletta. Un’emergenza alla quale il Governo sta cercando di porre rimedio giocando anche la carta del Piano della transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai), approvato di recente con l’obiettivo di contrastare l’aumento del prezzo delle bollette energetiche incrementando la produzione nazionale di gas.
Il Pitesai, che arriva a distanza di tre anni dalla moratoria del 2019, è una sorta di piano regolatore che mappa le aree nelle quali è consentita l’estrazione di idrocarburi, prevedendo in particolare la ripresa delle attività di prospezione e le estrazioni di gas sul territorio nazionale. L’idea alla base è quella di arrivare a raddoppiare l’estrazione di metano attraverso l’aumento della produzione dei giacimenti già attivi. Un obiettivo ambizioso se si pensa che nel 2020 l’Italia ha prodotto circa 4 miliardi di metri cubi di gas, a fronte di un consumo totale stimato attorno ai 70 miliardi.
In questo quadro anche la Lombardia farà la sua parte, con i suoi 9 pozzi attivi concentrati in particolare nella bassa padana tra le province di Lodi e Pavia, e nel milanese nei Comuni di Gaggiano e Tribiano. 17 le concessioni di ricerca di giacimenti di gas per una superficie totale che si avvicina ai 900 chilometri quadrati sul territorio lombardo. Senza contare i giacimenti esauriti ora riconvertiti in centri di stoccaggio che interessano le province di Cremona, Milano, Monza Brianza, gestiti da Snam, e Lodi da Italgas Storage, grazie ai quali si possono stoccare fino a 17 miliardi di metri cubi di gas.
L’obiettivo sarà dunque mettere a frutto tutto il potenziale dei giacimenti e avviare le ricerche di nuovi, così da contribuire ad incrementare la produzione di gas nazionale. Impresa non da poco, dal momento che la Lombardia produce solo lo 0,4% rispetto alla produzione nazionale, con 11,3 milioni di metri cubi nei primi 10 mesi del 2020, in calo sull’anno precedente che aveva fatto segnare quota 17,5 milioni. Ma ogni strada per arginare il vertiginoso aumento dei prezzi dell’energia è da battere senza indugio. Nei giorni scorsi Confcommercio Lombardia aveva lanciato l’allarme per il pesantissimo impatto del caro energia sulle imprese lombarde di commercio, turismo, servizi e trasporti, rilanciando le richieste del presidente Carlo Sangalli “per misure urgenti e strutturali” contro uno shock energetico che investe anche le oltre 530mila imprese del terziario regionale.
Micol Mulè